Punto d'Incontro: "Adesso basta, serve qualcuno per la sicurezza"
Dopo l'aggressione a due operatori il vicepresidente del Punto d'Incontro, Michele Boso: "E' una questione che dovremo trattare con il Comune, le Forze dell'ordine il Centro di salute mentale per fare una rete di intervento. Sta peggiorando la situazione delle persone emarginate"

TRENTO. “Con i tempi che corrono probabilmente è arrivato il momento per il Punto d'Incontro di munirsi di qualche genere di sorveglianza”. Dopo l'aggressione avvenuta tre giorni fa nella quale un operatore e un'operatrice sono rimasti feriti da un ospite, la preoccupazione di chi lavora in via Travai, nel centro fondato da Don Dante, è alta. Come avvenuto ieri, anche nella giornata di oggi l'unico servizio pienamente attivo è quello delle trenta docce.
La colazione è stata annullata mentre il servizio pranzo, dove solitamente vengono servite 140 – 160 persone, è stato interrotto e sostituito dalla consegna di panini.
“Un centro gestito a livello comunale – ha spiegato il vicepresidente Michele Boso - non può essere sguarnito da protezione. Stiamo vivendo in un tempo di forti cambiamenti dove c'è la gente che sta male a livello psicofisico sta aumentando a dismisura per tutta una serie di mancanze”.
Fino ad oggi non si era mai sentita l'esigenza di una qualche forma si sorveglianza per il Punto d'Incontro. Ora la preoccupazione, degli operatori ma anche degli ospiti, obbliga a alcune riflessioni.
“In Spagna – ci dice Boso – i centri come il nostro hanno all'esterno una guardia all'esterno con il manganello e la pistola. Questo mi sembra eccessivo. Noi siamo sempre stati contrari ad avere una sorveglianza di questo tipo. Al Serd c'è una guardia ma è un presidio medico, prenderne una qui mi sembra assurdo”.
Una qualche forma di sorveglianza, però, viene richiesta.
“Probabilmente con i tempi che corrono ci vorrebbe comunque qualcuno per la sicurezza” conclude il vicepresidente del Punto d'Incontro. “La sicurezza potrebbe essere fatta attraverso il passaggio di qualche volante all'ora di pranzo oppure dei poliziotti di quartiere. E' una questione che dovremo trattare con il Comune, le Forze dell'ordine il Centro di salute mentale per fare una rete di intervento. Questo è stato un caso ma sta peggiorando la situazione delle persone che stanno in grave emarginazione, soprattutto ragazzi extracomunitari che non hanno una vita sociale semplice”.