Non può essere un pubblico esercizio, "La Corte" si trasforma in associazione culturale
Rallentamenti burocratici e investimenti, ora sarà l'Associazione culturale "Il Filo Verde". Deavi:"Per poter continuare a lavorare non solo cucina, ma anche corsi, presentazioni e spettacoli"

TRENTO. Un lungo iter burocratico, risposte "rallentate" dall'amministrazione e quando sembra tutto pronto, la doccia fredda. Dopo mesi di carte, richieste, documenti, progetti, lavori per aprire come esercizio pubblico, il ristorante è costretto ad abbassare le serrande due giorni. La Corte Bistrot & Wine, realtà nata nel 2015, si ritrova nella condizione di riconvertirsi alla dimensione di associazione culturale per continuare a lavorare. I conti con le norme di sorvegliabilità mettono in difficoltà la giovane gestione.
Si parte dal principio e dall'idea. Un bistrot alla francese e un'eco-bottega, il biologico come stile di vita e filosofia gastronomica. Cucina a vista, un ambiente moderno, ma dal sapore antico: gli ingredienti tutti ordinatamente in esposizione come pasta, riso, spezie, cereali e legumi che vengono venduti a peso, proprio come una volta: “Così il cliente può acquistare solo quanto serve per evitare sprechi e rifiuti”, afferma Thomas Deavi, il titolare dell'esercizio.
La voglia e la volontà di ridurre i rifiuti e gli imballaggi per votarsi completamente all'eco-sostenibilità è parte integrante de La Corte. Così come la cucina etnica e vegetariana è l'anima delle proposte culinarie. Una proposta dinamica. Gusti diversi tutti i giorni sia a pranzo che a cena, un menù che comprende tre piatti a pranzo e altrettanti a cena: “Per una migliore qualità”, ci dice Thomas.
L'offerta è poi completata dalla vineria che si affaccia direttamente su via degli Orbi: “Uno spazio dove acquistare, degustare e scoprire vini e birre selezionate e di qualità; oppure semplicemente rilassarsi e mangiare un piatto veloce, a Km zero”.
Questo il sogno di Thomas Deavi, ingegnere, e Renzo Filippi, avvocato. La realtà però è parzialmente diversa. Si scrive “La Corte Bistrot”, si legge “Associazione culturale Il Filo Verde". Un percorso ad ostacoli condito da un lungo iter burocratico per poter diventare pubblico esercizio. Una lunga strada che però non è bastata: i titolari hanno dovuto inserire la retromarcia e ritornare al punto di partenza.
“Abbiamo aperto il bistrot a maggio 2015, mentre la vineria a giugno 2016 - conferma il titolare - Il bistrot non è ancora idoneo per essere un pubblico esercizio autorizzato alla somministrazione di cibo e bevande, non per mancanze nostre o per altri motivi legati alla modalità di erogazione del nostro servizio ma perchè lo spazio all'interno del cortile risulta essere ancora un negozio. Per poter diventare un pubblico esercizio i servizi igienici richiedevano un intervento di 'sbarrieramento', che abbiamo prontamente eseguito, portando la toilette completamente a norma”.
Sistemazione però che non è sufficiente; il nodo è alla base, cioè la destinazione del locale come 'negozio': “Per ovviare a questo, in una fase iniziale la soluzione prospettata – continua - era quella di servire le pietanze nei piatti di plastica e usare materiali usa e getta come accade nelle 'pizze al taglio'. Questo aspetto però ci poneva in grossa difficoltà rispetto a tre aspetti. Sicuramente la qualità del servizio non sarebbe stata all'altezza di quanto ci eravamo proposti. In seconda battuta la volontà di essere eco-sostenibili e ridurre l'impatto dei rifiuti prodotti non era praticabile. In terzo luogo la voglia di essere pienamente in regola e non creare gelosie verso i locali vicini”.
Intanto però l'attività inizia: “La voglia di partire era tanta, gli investimenti ormai fatti. E allora ci siamo reinventati associazione culturale - precisa - proponendo i nostri piatti e il nostro spirito, ma contemporaneamente anche corsi, incontri, spettacoli di teatro e altre iniziative. Un ambiente molto vivace. Il tutto sottoscrivendo la tessera come socio dell'associazione. Non obblighiamo nessuno a diventare socio e non precludiamo però la possibilità di mangiare qualcosa: solo in questo caso, infatti, al cliente è richiesto di mangiare dal piatto usa e getta per motivi legislativi”.
Nel frattempo la burocrazia del Comune di Trento compie il suo corso: “Abbiamo presentato la documentazione finale a giugno 2016. L'8 giugno inoltre abbiamo presentato la richiesta per l'occupazione di suolo per posizionare 6 tavolini all'esterno per un totale di 18 metri quadrati: abbiamo ricevuto parere positivo solo il 25 agosto e intanto l'estate è finita. Sembra assurdo ma a decidere su questi argomenti deve essere la giunta comunale. Oltre al danno economico nostro, in quanto non abbiamo potuto godere dei benefici di alcuni tavolini all'esterno del locale come succede in qualunque bar nel periodo estivo, anche il Comune ha perso la possibilità di incassare da noi quasi 500 euro per l'occupazione del suolo pubblico da giugno ad agosto”.
Sembra comunque finalmente la fine del lungo iter, ma in realtà non è così: "Mercoledì 21 settembre - ricorda - siamo stati costretti a riabbassare velocemente le serrande. Le Forze dell'ordine segnalano che l'ingresso del bistrot è posizionato all'interno di un cortile privato, che la sera viene chiuso da un cancello. Questo, ci viene detto, contravviene alla norma sulla sorvegliabilità”.

Infatti secondo il D.M. 564 del 1992 l'esercizio pubblico che somministra alimenti e bevande deve essere accessibile 24 ore su 24; le Forze dell'Ordine, secondo questa norma nazionale, devono poter affacciarsi al ristorante oppure al bar in qualsiasi momento, anche in orario di chiusura, dall'esterno: “Si è presentato questo problema anche per una porta nel magazzino al piano interrato della Vineria: in linea teorica poteva essere d'intralcio e sbarramento nel caso di inseguimento ad un eventuale ladro. Porta che abbiamo prontamente sigillato”. È come se un ristorante in cima a una collina in Toscana, contornato da mura e chiuso da un cancello dovesse lasciare lo stesso cancello aperto nel periodo di chiusura, durante il quale il titolare per esempio è in ferie.
Ma per il momento il bistrot è ritornato al passato: “Il cancello è privato e serve i condomini - spiega Thomas - Esiste prima dell'apertura del nostro locale e rappresenta una sicurezza per i privati che abitano qui. Per esempio il 'Bianco' è un negozio e quindi per loro questo problema non si pone, così come per le associazioni culturali. Comunque, in attesa di trovare una nuova soluzione, abbiamo preferito ritornare alle origini proponendo le nostre attività. Cerchiamo di cogliere il lato positivo da questa situazione, un incentivo che ci sprona alla creatività per continuare a fare bene”.