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Niente Olimpiadi a Roma, Bazzanella: "Un vero peccato e un grave danno d'immagine"

Parla il deus ex machina delle Universiadi trentine: "Le Olimpiadi avrebbero generato ricadute in termini sociali, ambientali e di immagine per tutta l'Italia e non solo per la Capitale. Per partire con un evento del genere non sempre si deve guardare solo il bilancio"

Virginia Raggi, sindaca di Roma
Di Luca Andreazza - 22 settembre 2016 - 16:53

TRENTO. Roma dice addio alla candidatura per l'Olimpiade e la Paralimpiade del 2024: “Un'occasione persa e un danno alla credibilità italiana. In questo caso non bisogna guardare esclusivamente al bilancio”. A dirlo Filippo Bazzanella, deus ex machina (segretario generale del comitato organizzatore) delle Universiadi invernali 2013 made in Trentino. Una manifestazione presa in corsa all'ultimo treno per l'improvvisa rinuncia di Maribor in Slovenia. 

 

Un'Universiade capace di brillare dal punto di vista organizzativo ed economico: un budget di circa 9,5 milioni di euro per accogliere 3.100 atleti provenienti da tutto il mondo, garantendo tuttavia una manifestazione di altissimo livello; quando appena nel 2011, l’edizione di Erzurum in Turchia, era costata ben 65 milioni di euro per 1.180 partecipanti.

 

“Senza entrare nella questione politica, si tratta di una brutta figura – sostiene Bazzanella - e di un forte danno all'immagine italiana. Anche Monti aveva rifiutato le Olimpiadi per il contesto economico di allora, ma la decisione era avvenuta ad inizio iter della candidatura ufficiale. In questo caso i lavori erano già in stato molto avanzato e la possibilità di portare a casa la rassegna a cinque cerchi veramente concreta”.

 

 


Da sinistra Sergio Anesi (presidente del comitato organizzatore) e Filippo Bazzanella (segretario generale) - foto Alice Russolo
Da sinistra Sergio Anesi (presidente del comitato organizzatore) e Filippo Bazzanella (segretario generale) - foto Alice Russolo

 

 

 

Come noto, ieri è stata ufficializzata la rinuncia a Roma 2024 per motivi di bilancio. “Ma in questi casi non bisogna guardare esclusivamente all'impatto economico – sottolinea - ma anche alle ricadute in termini sociali, ambientali e di immagine. Sociale perchè crea posti di lavoro, professionalità, opportunità e coinvolgimento del volontariato e delle associazioni. Ambientali perchè è un generatore per il futuro. L'esposizione mediatica avrebbe aumentato infine l'immagine, non solo di Roma, ma di tutta la nostra penisola”.

 

 

Nel 2013 il comitato organizzatore delle Universiadi riuscì perfino a restituire alle casse pubbliche circa 900 mila euro di risorse non spese e da quell'esperienza Filippo Bazzanella ha inoltre scritto il libro: “Must have. Nice to have: how to establish big sport events on a human scale again”: pagine che raccontano come sia possibile organizzare un grande evento sportivo senza necessariamente spendere cifre non sostenibili: “Il libro ha di fatto anticipato l'agenda 2020 del Cio e infatti l'edizione di Tokyo sarà economicamente più soft: strutture temporanee, accorgimenti per evitare sprechi e un'attentissima pianificazione. E Roma sarebbe andata avanti in questa direzione”.

 

Alla base la capacità di rispettare i tempi e la spesa attraverso il lavoro e un puntuale controllo del budget: “I tempi sono cambiati. Soprattutto negli ultimi 2 anni e bisogna avere fiducia verso il futuro e non chiudersi negli errori del passato come i Mondiali di nuoto del 2009 oppure il Mondiale di Italia '90. Nel recentissimo passato abbiamo avuto esempi assolutamente virtuosi: i mondiali di sci della Val di Fiemme oppure il mondiale di Mountain Bike in Val di Sole per rimanere in casa, ma anche i mondiali di ciclismo di Firenze, senza dimenticare che Torino grazie alle Olimpiadi ha letteralmente cambiato volto scoprendosi e svegliandosi moderna e bella. Roma sarebbe potuta diventare Barcellona dopo 1992”.

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