Mega blitz antidroga della polizia, sgominata banda di Gardolo e Cristo Re
Sedici misure cautelari, 15 in carcere, una ai domiciliari e 6 perquisizioni locali per un totale di 800 mila euro di eroina e cocaina sequestrati. Questo il bilancio dell'indagine condotta tra Trento, Bolzano, Brescia e Brindisi. Ascione: "Inferto duro colpo allo spaccio nel capoluogo"

TRENTO. Sedici misure cautelari, di cui 15 in carcere, una agli arresti domiciliari e 6 perquisizioni locali per circa una trentina di equipaggi della polizia intervenuti. Sono questi i numeri del maxi bliz compiuto dalle forze dell'ordine tra Trento, Bolzano, Brescia e Brindisi che ha inferto un colpo fortissimo a un'organizzazione criminale che controllava buona parte dello spaccio a Trento. Un'organizzazione composta da albanesi e tunisini che aveva il suo asse di traffico tra Cristo Re e Gardolo e che gestiva il rifornimento di pusher e spacciatori di più basso livello. "L'operazione 'Ku Je'. che significa dove sei in albanese, ha sgominato quello che noi definiamo il secondo livello di un'estesa organizzazione criminale - spiega il vice questore Ascione - che al vertice era retta da esponenti criminali albanesi che a loro volta utilizzavano per lo spaccio la manovalanza algerina e tunisina".
L'intera operazione ha visto l'intervento della squadra mobile della questura di Trento, la sezione di polizia giudiziaria della polizia di stato, la squadra mobile di Bolzano, Brescia, il reparto prevenzione crimine della Lombardia e le unità cinofile della polizia di stato di Padova e ha condotto le forze dell'ordine al sequestro di 4 chilogrammi di sostanze stupefacenti (1,7 di cocaina e 2,2 di eroina). L'indagine era partita a giugno 2015 dal sequestro di alcune sostanze stupefacenti ad un tunisino in zona Piazza Dante. Da lì in poi era stata aperta l'indagine "Winek" (dove sei in arabo) che a giugno 2016 aveva portato all'arresto di 14 persone. "Da lì siamo risaliti - prosegue Ascione - e siamo arrivati a coloro che fungevano da rifornitori degli spacciatori una rete composta essenzialmente da albanesi. Persone ben inserite nella società trentina, con famiglie, figli, lavori normali e che, per questo, destavano poca attenzione". Molti di loro erano piccoli artigiani o impiegati come autisti di pulmini. La droga, spesso, veniva smerciata in luoghi pubblici stratagemma, però, che non è bastato ad ingannare le forze dell'ordine.
Al termine dell'indagine, coordinata dalla DDA di Trento, il sostituto Procuratore della Repubblica Davide Ognibene chiedeva ed otteneva 22 provvedimenti cautelari e 9 perquisizioni eseguiti nelle prime ore del 15 settembre da un centinaio di poliziotti, decisi a smantellare questa vasta organizzazione criminale che in poco tempo aveva fortemente inciso nelle dinamiche di spaccio delle sostanze stupefacenti nella città di Trento. Allo stato sono state arrestate 22 persone (6 tra ottobre 2015 e febbraio 2016), 15 denunce a piede libero e 9 perquisizioni personali per un totale di 52 persone coinvolte a vario titolo.