Lo scrittore siriano Shady Hamadi a Trento: "I giovani sanno ascoltare e hanno voglia di cambiare le cose"
L'incontro oggi con gli studenti trentini in occasione della settimana dell'accoglienza. Sull'Italia: "Oggi purtroppo manca una classe intellettuale"

Giornalista, scrittore e attivista per la causa siriana, Shady Hamadi è oggi a Trento per prendere parte a diversi incontri con le scuole promossi per la settimana dell’accoglienza e per parlare del suo ultimo libro “Esilio dalla Siria. Una lotta contro l’indifferenza”. Nato a Milano da madre italiana e padre siriano, fino al 1997 gli è stato vietato di entrare in Siria in seguito all'esilio del padre Mohamed, appartenente al Movimento Nazionalista Arabo e più volte arrestato e torturato in patria. A marzo del 2011, allo scoppio della rivolta siriana contro il governo di Bashar al Assad, Shady prende posizione contro il regime, diventando un attivista per i diritti umani.
Shady Hamadi, perchè oggi è importante per noi parlare di Siria?
E' importante perché sulla Siria sono incentrare diverse questioni. La prima è quella morale. L'Europa dice di incarnare la libertà e la democrazia ma queste parole quanto valgono sulla schiena dei siriani manganellati in Ungheria oppure in Grecia oppure per quelli che vengono gettati in mare? La seconda questione è di politica estera. Si continuano a sostenere dittature per garantire la stabilità, dicendo che in questo modo si combatte il fondamentalismo e si proteggono i cristiani. Questo fa breccia nel mondo dell'associazionismo cattolico ma Papa Francesco mi sembra abbia capito il risvolto di questa situazione. In mezzo a tutto questo c'è una una società civile che tenta di emanciparsi con grosse difficoltà.
Perché hai scritto il libro “Esilio dalla Siria. Una lotta contro l'indifferenza”? Intendi l'indifferenza dell'Occidente?
Non intendo solo l'indifferenza dell'Occidente. Io ho vissuto anche in Libano ed è la stessa cosa. L'Europa dimentica i suoi settant'anni di storia che si ripropongono oggi.
Incontri studenti in tutta Italia. Cosa possono imparare gli studenti dalle tue parole?
Certamente con gli studenti si ha a che fare con persone che riescono ad assorbire i concetti. Gli adulti, purtroppo, sono più pessimisti. I ragazzi sono ottimisti verso il futuro e pronti anche a cambiare le cose. E' molto importante anche metterli a confronto con situazioni reali come l'incontro con i profughi siriani che ci sono qui a Trento. Questo crea gli anticorpi per formare una società civile attiva contro quello che è il populismo dilagante che aumenta all'aumentare del radicalismo.
Da cosa deriva questo populismo?
Deriva dall'assenza di riferimenti morali. Oggi non c'è più una classe intellettuale in Italia. Dove non c'è la politica dovrebbe esserci la società civile che a sua volta dovrebbe essere spinta dalla classe culturale. Quando quest'ultima manca allora la società si trova disorientata.
L'occidente cosa può fare?
Io sto spingendo per la cessazione dei bombardamenti aerei e c'è una grande sollecitazione per chiedere all'Europa una risoluzione. Ora sembra che qualcosa si stia muovendo. Sarebbe il primo importante passo.