Lavori socialmente utili: una guerra fra poveri
Cia prende posizione e boccia l'ultima proposta di integrazione culturale attraverso i lavori socialmente utili. "I lavori sottopagati e insicuri feriscono la dignità degli immigrati e danneggiano una parte di cittadini italiani".

TRENTO. Claudio Cia boccia l'ultima proposta lanciata dal dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione: affidare ai profughi lavori socialmente utili per promuovere l'integrazione non può essere una soluzione, soprattutto se è prevista una retribuzione ridotta; l'integrazione tra culture diverse e il rispetto non possono essere costruiti limando i salari o risparmiando sulla sicurezza: lavori sottopagati e insicuri feriscono infatti la dignità degli immigrati e danneggiano una parte di cittadini italiani, quelli delle fasce sociali più deboli.
Il leader di Agire per il Trentino richiama al realismo e non vuole cadere in facili giochi d'illusionismo: "I problemi sono altri e stiamo creando una situazione d'emergenza. È l'immigrazione che gestisce noi, più che il contrario. Tutto per colpa di una politica dell'accoglienza fragile, che si ritrova sempre ad agire un passo indietro rispetto alla realtà dei fatti", attacca Cia, "Queste boutade non fanno che creare aspettative, confusione e disparità: non soltanto per i migranti che verrebbero pagati meno di quanto dovuto, ma anche per quei cittadini italiani e trentini che sono in situazioni di difficoltà lavorativa. Noi proponiamo lavori saltuari a queste persone, però dimentichiamo che questo comporta dei costi in termini di assicurazione e di compenso. Rischiamo perciò di mettere in pericolo il lavoro di altri. Dinamiche che, lo abbiamo visto in altre circostanze, possono facilmente generare rabbia e insofferenza nei confronti dello straniero. Ma è questo modo di far politica che genera queste disparità di trattamento."
Cia sottolinea quindi la disparità di trattamento, in quanto a molti disoccupati trentini in cerca di lavoro, anche sottopagato, è sempre stato detto che non ci sono soldi. Ora invece si trovano risorse in nome di una integrazione che si regge su un castello di carte. "Noi apriamo le porte, ma senza programmazione e visione, senza pensare a come conciliare una vita serena e dignitosa per tutti, migranti e italiani, scatenando guerre tra poveri ed emarginati per un tozzo di pane. E questo può solo creare conseguenze sociali conflittuali e devastanti" - conclude nel suo intervento il consigliere della provincia di Trento.