"La donna al servizio dell'uomo? Un retaggio ancora difficile da estirpare"
Fondazione trentina per il volontariato sociale e Centro Servizi per il Volontariato hanno organizzato un incontro sul welfare e il ruolo della donna nella nostra società: "Le donne italiane restano in fondo alla classifica della partecipazione alla vita socio-economica"

TRENTO. Il rosa è un bel colore. Ma solo quando è bello vivo, acceso, non smunto o palliduccio. Il rosa e' il colore da sempre associato alla metà femminile del cielo, donne che sgomitano in mezzo a tutte le difficoltà, in un mondo ancora a prevalenza maschile. Donne che nella giornata di oggi sono state al centro di una serata di incontro, dibattito e spettacolo organizzato dal Centro Servizi per il Volontariato e dalla Fondazione trentina per il volontariato sociale nella cornice di Palazzo delle Albere.
L'occasione è stata ottimale per presentare anche il bando del concorso di idee "Intrecci possibili – Il ruolo della donna tra Welfare e Volontariato". Un concorso rivolto ad associazioni ed organizzazioni di volontariato, in rete con altre realtà, con istituzioni e cittadini impegnati nel mondo del welfare, volto a ideare un nuovo ruolo per la donna in questo "terzo settore". Per partecipare basta scaricare tutti i moduli ed il regolamento dai siti internet www.fovoltn.it o www.volontariatotrentino.it, presentando tutto il materiale entro il 10 dicembre.
"Vi siete mai chiesti – ha esordito Andreas Fernandez del Csv Trentino – perché tutte le assistenti digitali presenti nei più commerciati telefoni cellulari hanno una voce femminile e nome da donna? Ci possono essere sicuramente tanti motivi, come ad esempio il fatto che una voce femminile è più rassicurante, ma il modello della donna al servizio dell'uomo è un'idea millenaria".
La serata è iniziata con un dibattito gestito, sul palco, da Mariangela Franch docente universitaria e presidentessa del Csv, insieme a Riccarda Zezza scrittrice e fondatrice dell'associazione no profit Piano C. "Significativo che parliamo di questi argomenti proprio ora – ha iniziato Franch – nell'anno in cui si celebra i 70 anni della possibilità di votare anche per le donne. Dopo tantissimi anni con un modello di welfare e di impresa di stampo "fordista", incentrato sull'uomo solo al comando, adesso auspichiamo la nascita di un modello nuovo. Che sia complementare a quello attuale, più capace di valorizzare le caratteristiche del mondo femminile. Finora si è sempre parlato di separare il mondo personale da quello professionale per le donne, ci siamo sempre dovute adattare a questo modello, invece adesso serve una presenza più completa, nella quale lavoro e famiglia proseguano di pari passo. Quello che apprendiamo, sperimentiamo, in famiglia può essere poi trasportato e sperimentato anche sul lavoro".
Dopo una prima fase di confronto e dibattito è stata organizzata una seconda, legata ad una condivisione delle idee, gustando insieme un buon aperitivo e visitando la mostra allestita al Palazzo delle Albere. Quindi una terza ed ultima parte più ludica, con lo spettacolo teatrale "Mother" dei Rifiuti Speciali portato sul palco.
"Parlando con alcuni uomini – ha poi aggiunto Riccarda Zezza – uno di loro una volta mi disse 'per risolvere queste questioni bastano più asili nido'. Vero, ma non del tutto. Perché per le donne servono, citando una poesia, 'pane e rose': il pane sono i servizi necessari ed indispensabili come, appunto, gli asili nido che in Italia rappresentano un problema reale. Ma servono anche le rose, servono insomma quelle cose che permettono di nutrire anche lo spirito ed il pensiero". Quindi un esempio pratico portato dalla stessa Zezza: leggere un paio di giornali al mattino appuntandosi quante foto di uomini ci sono e quante di donne, che ruoli occupano queste persone e come sono vestite. "Gli uomini – ha detto – sono quasi sempre in abiti formali ed occupano posizioni di comando, sono dei 'decisori', mentre le donne fotografate sui giornali sono soprattutto madri, moglie, compagne o modelle... Questa è la fotografia della situazione di oggi in Italia, non di cento anni fa: ad oggi il nostro paese occupa il 111esimo posto, su 145 nazioni, per quel che riguarda la partecipazione delle donne alla vita socio-economico ed in ambito manageriale".
Le donne, in pratica, votano, guidano, eccetera, ma non comandano. Mediamente in Italia lavora meno di una donna su due e più cresce il numero dei figli in una famiglia e più si alza l'indice di disoccupazione femminile. Cosa che porta alla creazione di famiglie mono-reddito, che rappresentano ormai il 37% della popolazione italiana, le prime a rischio povertà nel caso dell'arrivo di difficoltà. "La maternità è vissuta come un disturbo nel mondo del lavoro – ha concluso Zezza – ma questa situazione è anche figlia della cultura che ci è stata propinata per tantissimo tempo, da quando l'uomo cacciava nella preistoria e la donna accudiva. Questo è il modello di leadership prevalente ancora oggi".