Furto corone, Fratelli d'Italia: "Giusto che ognuno ricordi i propri caduti. No a lotte fratricide"
In merito alle commemorazione dei giorni scorsi, "appuntamenti vuoti a cui le Istituzioni stancamente devono dare adempimento"

TRENTO. “Lotte fratricide tra presunti eredi dei due fronti che si contrapposero un secolo fa”. Questo il commento arrivato da Fratelli d'Italia in merito al furto delle due corono in onere ai Caduti delle Grande Guerra che indossavano la divisa del Regno d'Italia.
“Sono tanto più assurde queste lotte – ha spiegato la presidente di Fratelli d'Italia del Trentino, Marika Poletti - quanto più è chiara la situazione in cui versiamo: siamo soggetti ad una vera e propria invasione che erode di anno in anno il popolo italiano, stiamo assistendo ad una sostituzione etnica senza precedenti nella storia e qualcuno pensa ancora di fomentare odio di un gruppo di trentini contro un altro gruppo di egualmente trentini. Le Istituzioni svendono quel poco di sovranità residuale che ancora ci è rimasta e favoreggiano un'immigrazione sconsiderata ed aggressiva e noi dovremmo giocherellare ad una guerra fredda intestina? Pazzia”.
Da parte della presidente dio Fratelli d'Italia anche una dura critica alle commemorazioni che si sono svolte nei giorni scorsi e che sono state definite “appuntanti vuoti”.
“In un continuo gioco di pesi e contrappesi - viene spiegato in una nota - abbiamo assistito anche a Trento ai rituali messi in scena in occasione del 3 e del 4 novembre, date che dovrebbero riportare alla memoria non solo le trincee ma anche l'ardore di una stagione di profondo amor patrio ed invece divengono appuntamenti vuoti a cui le Istituzioni stancamente devono dare adempimento. E lo fanno, peraltro, sovvertendone il valore profondo: non c'è più spazio per il Culto dei Caduti ma solo melassa buonista”.
In conclusione, Poletti spiega: “È giusto che ciascuno ricordi i propri Caduti, contando poi che non esiste famiglia di nostri conterranei che non abbia nel proprio albero genealogico degli avi di ambedue i fronti, ma ora la battaglia ci deve vedere uniti nella difesa del nostro territorio, delle nostre genti e della nostra comune cultura, così come ci sono state consegnate di generazione in generazione”.