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Esercitazione subacquea in alta quota: i Vigili del Fuoco con la Marina Militare

Pubblicato il - 14 ottobre 2016 - 16:48

TRENTO. Sul lago Rotondo, nel gruppo dell'Ortles-Cevedale a 2.424 metri di quota, si sono concluse da pochi giorni le operazioni di simulazione di intervento di ricerca in alta quota che hanno coinvolto il Nucleo Sommozzatori del Corpo permanente dei Vigili del Fuoco di Trento, i Nuclei sommozzatori del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco di Vicenza e Venezia e i Palombari della Marina militare Italiana.

 

Il Trentino è ricco di laghi situati a quote elevate ed il Nucleo Sommozzatori del Corpo Permanente spesso si trova ad operare a quote altimetriche impegnative. In quota cambiano completamente i parametri delle immersioni, in pratica i tempi di permanenza dei subacquei ad una data profondità in relazione alla decompressione che dovranno fare per liberarsi dell'azoto accumulato durante l'immersione.

Le tabelle standard di decompressione sono infatti diverse se ci si immerge a livello del mare. Il lago Rotondo, con la sua altitudine, la profondità massima pari a 47 metri e la temperatura dell’acqua di due gradi centigradi, rappresentava la meta ideale per lo svolgimento delle operazioni subacquee in alta quota, soprattutto in relazione agli obiettivi che il Nucleo Sommozzatori del Corpo permanente di Trento si era prefissato di ottenere dalla simulazione d'intervento.

 

Le immersioni in tali condizioni richiedono una precisa pianificazione preventiva ed un impegno fisico non indifferente per gli operatori che si immergono. Inoltre, l’intervento ed il coordinamento di più forze presenti sul territorio nazionale, permettono agli operatori dei differenti gruppi specialistici di confrontare le differenti procedure operative, di testarne l’efficacia e di consolidare i metodi e le tecniche di lavoro.


In fase di simulazione dell'intervento di ricerca ogni ente ha operato con le proprie attrezzature, utilizzando le proprie tecniche di immersione, seguendo le proprie regole, ma nel corso delle giornate non sono mancate le occasioni di confronto. Nello specifico durante la settimana sono stati comparati i metodi di calcolo matematico per la pianificazione delle immersioni in alta quota utilizzati dalla Marina militare con quelli utilizzati dai Vigili del fuoco. Questi dati sono stati messi a confronto con i dati elaborati dai computer subacquei in dotazione ai Nuclei specialistici sommozzatori dei Vigili del fuoco.

 

Nei prossimi mesi verranno organizzati dei tavoli di lavoro, anche con medici iperbarici, per cercare di chiarire quali siano le procedure e gli strumenti più affidabili per affrontare in sicurezza questa tipologia di immersioni. L’attività subacquea in ambito professionale, indipendentemente da chi la esercita, è caratterizzata da procedure codificate e approvate dall'ente di appartenenza, e prevede addestramenti frequenti ed impegnativi.

 

Il manuale operativo del Nucleo sommozzatori di Trento, ad esempio, obbliga il personale ad addestramenti specifici per far fronte ai possibili scenari di incidenti che nell'attività operativa potrebbero dover essere affrontati. I sommozzatori dei nuclei specialistici, attraverso continui addestramenti, devono prendere confidenza con situazioni estreme e con lo stress correlato alle aspettative e agli obiettivi tipici del soccorso tecnico urgente: devono quindi abituarsi ad affrontare con lucidità le differenti tipologie di immersione indipendentemente dalle condizioni in cui si svolgono (altitudine, profondità di immersione, temperature rigide, ghiaccio, scarsa visibilità, rapidità di intervento, ecc..).

 

Anche per questo, regolari addestramenti, corsi di formazione, anche in collaborazione con i colleghi del Corpo Nazionale, permettono il mantenimento della indispensabile professionalità.  


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