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Avvocati a processo in Turchia, Nicola Canestrini a Istanbul come osservatore internazionale

Sono 46 i difensori di Öcalan che dopo due anni di carcere preventivo rischiano una condanna solo per aver assistito il leader curdo. Nicola Canestrini parte di una delegazione internazionale

Pubblicato il - 13 novembre 2016 - 11:14

ROVERETO. L'avvocato Nicola Canestrini è in partenza per Istanbul. "Trial observation lawyers in Istanbul for KCK trial against Öcalans lawyers: Italian delegation leaves today". Questo l'annuncio inviato al presidente del tribunale turco dove, domani, sarà celebrata l'ultima udienza del processo intentato dal regime di Erdogan contro gli avvocati la cui colpa è stata quella di difendere il leader curdo del Pkk ( Partito dei Lavoratori del Kurdistan) Abdullah Öcalan. 

 

L'avvocato roveretano (che si muove per il progetto "endangered lawyers/avvocati minacciati" dell'Unione delle Camere penali italiane) farà parte di una vasta delegazione internazionale, in Turchia per monitorare l'udienza dibattimentale a carico dei 46 difensori che rischiano, dopo un lungo periodo di detenzione di due anni, una condanna per aver agito - secondo l'accusa - da mediatori tra il leader curdo, detenuto in isolamento nel carcere sull'isola di Imrali, e le associazioni parte del Kck, l'organismo politico di unione dei soggetti politici curdi qualificata come soggetto terroristico affiliato al Pkk.

 

Sono quindi accusati di essere membri di una organizzazione terroristica.

 

Il processo è iniziato nel novembre 2011, facendo seguito a maxi operazioni di polizia che hanno portato in tutta la Turchia all'arresto nel 2009 di oltre 8 mila giornalisti, sindacalisti, politici, deputati, sindaci e consiglieri comunali, accusati di fare parte dello stesso gruppo.

 

Gli imputati di questo processo sono o sono stati tutti avvocati difensori di Öcalan e la presenza di una grande delegazione di osservatori internazionali vuole dare un segno tangibile di attenzione e solidarietà a chi si vede imputato solo per aver tentato di realizzare i principi di uno Stato di diritto.

 

Le vicende del leader curdo nel 1999 coinvolsero anche l'Italia, segnando una triste pagina per quanto riguarda i diritti civili del nostro Paese. Il leader del Pkk, in fuga dai servizi segreti turchi, arrivò in Italia da Mosca e si consegnò alla polizia, sperando di ottenere silo politico, ma la minaccia di boicottaggio verso le aziende italiane spinse il neo-formato governo D'Alema a prendere tempo e a non applicare immediatamente le leggi italiane sull'asilo politico.

 

Il governo italiano, infatti,  non poteva estradare Öcalan in Turchia, paese in cui era ancora in vigore la pena di morte. Allora il politico curdo fu convinto a partire per Nairobi, in Kenya, dove  Öcalan fu catturato dagli agenti dei Servizi segreti turchi all'aeroporto di Nairobi.

 

Fu quindi fatto salire a bordo di un aereo messo a disposizione da un imprenditore turco e portato in Turchia dove fu subito recluso in un carcere di massima sicurezza ad İmralı, un'isola del Mar di Marmara.  E' stato condannato a morte il 29 giugno del 1999 per attività separatista armata, considerata come terrorismo da TurchiaStati Uniti e Unione europea. La pena è stata commutata in ergastolo nel 2002.

 

Da allora è l'unico detenuto dell'isola-prigione di İmralı.

 

 

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