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Aumenta il randagismo. "Soprattutto cani del sud importati in Trentino, senza chip e documenti"

L'associazione Arcadia negli ultimi sei mesi ha recuperato 36 cani senza chip, nello stesso periodo dello scorso anno i casi erano appena 10

Di gf - 29 novembre 2016 - 14:01

ROVERETO. Aumenta il fenomeno del randagismo in Trentino. L'allarme arriva dall'associazione Arcadia, che gestisce il canile di Rovereto, che negli ultimi sei mesi ha recuperato 36 cani senza chip: nello stesso periodo dello scorso anno i casi erano appena 10. Il gran numero di recuperi si concentra nelle località di Brentonico, Baselga di Piné, Mori e Sega di Ala.

 

A fare il punto è il presidente Pierluigi Raffo. “Mi rivolgo a cittadini e associazioni per lanciare un allarme. Spesso sui social network si punta sulla pietà: si mostrano cani in situazioni insostenibili e si spinge all'adozione. Spesso, però, l'amore sfrenato per gli animali non è accompagnato da professionalità e rispetto della legge. Pochi sanno che è stato costruito un vero e proprio business da persone che chiedono 'contributi volontari'”

 

La normativa, integrata dall'ultimo accordo Stato - Regioni, stabilisce che gli animali trasportati da una regione all'altra debbano essere accompagnati dal cosiddetto “Allegato A”: un documento che riporta provenienza, destinatario, vaccinazioni effettuate, esito dei controlli per ehrlichia, richeziosi, leishmania e filaria. Ancora: dati e autorizzazione sanitaria del mezzo di trasporto, numero di targa, nome del conducente, data e durata del transito. Il documento deve essere munito di timbro dell'azienda sanitaria di ricevimento.

 

“Chi prende cani o gatti via internet – spiega Raffo - dovrebbe verificare la presenza di questo documento. Il rischio è grave perché, oltre ad alimentare un mercato illegale, si immettono animali senza chip e magari malati, che rischiano di finire travolti dalle auto e che, tra le altre cose, ritrovandosi in un ambiente estraneo con clima e risorse alimentari diverse da quello cui erano abituati, possono morire di stenti”.

 

Nel corso dell'anno il canile di Rovereto ha una media di 170 - 180 interventi. I cani chippati sono la maggior parte e vengono restituiti, gli altri rischiano di rimanere nella struttura a lungo. Nel numero totale si contano anche le cessioni di coloro che si liberano dell'animale per i più svariati motivi.

 

Gran parte dei cani, spiega il presidente Pierluigi Raffo, provengono dal sud.“Attenzione – ci spiega - noi stessi, con professionalità e rispettando le leggi, lavoriamo col sud: con le associazioni Lav, Enpa, Oipa e Lega nazionale del cane. Questa attività è rendicontata in un registro a parte. Ma dico a cittadini e associazioni: non prestatevi a fare da staffetta o da rifugio temporaneo e, se venite in contatto con chi fa queste attività, chiedete l'Allegato A, verificate con chi avete a che fare: nell'interesse vostro ma anche dei cani e dei gatti».

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