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7.41 la terra trema in Umbria: il personale racconto di una famiglia "trentina" vicina all'epicentro

I genitori di chi vi scrive sono partiti da Trento venerdì per andare in Umbria per verificare le condizioni di una casa che si trova a pochi chilometri da Visso. Questa mattina la terribile scossa sentita anche in Trentino (GUARDA IL VIDEO). Il nostro "viaggio internazionale" oggi diventa un viaggio nel cuore d'Italia in una terra sconvolta da oltre 800 scosse in quattro giorni dove ormai si convive con la paura e l'ansia

Di Luca Pianesi - 30 ottobre 2016 - 14:47

PERUGIA. Mia madre ha abbandonato caffè e biscotti e in pigiama è scappata fuori di casa raggiungendo gli altri abitanti del paese. Mio padre era ancora a letto e quando è cominciata la scossa era ormai troppo tardi per alzarsi. E' rimasto sotto le coperte. Trenta secondi interminabili, mi ha detto, durante i quali la casa ha ballato, il letto si è spostato e il pavimento non finiva più di sobbalzare. Scrivo in prima persona. Non mi piace. Ma questa volta mi tocca. Perché sono originario dell'Umbria (ci siamo trasferiti con i miei genitori qui in Trentino, a Povo, nell'87) e anche se ho fatto tutto qui a Trento, dalle scuole all'università, metà cuore resta lì. Resta a fianco di tutti miei parenti e di quella terra unica e bellissima che però poggia su un sistema di faglie tra le più instabili e attive.

 


 

E questa volta lì ci sono anche i miei genitori. Sono scesi venerdì per verificare le condizioni della nostra casa che si trova sopra Foligno, a Sostino, un piccolo paesino che dista circa 30 chilometri in linea d'aria (è il cerchietto nero nella mappa) dall'epicentro del fortissimo terremoto (5.9 scala Richter) del 26 ottobre che da Visso ha fatto ballare tutto il Centro Italia arrivando a smuovere anche qualche lampadario quassù, tra Trento e Bolzano, e ha raso al suolo diversi paesini tra l'Umbria e le Marche. 30 chilometri in linea d'aria dall'epicentro dell'ancor più terribile scossa che c'è stata questa mattina alle 7.41. Una schicchera (così si dice in zona, una botta) del 6.5 della scala Richter, secondo l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, la più forte dal 1980 (per fare un paragone quello dell'Irpinia dell'80 fu del 6.8 e causò circa 280.000 sfollati, 8.848 feriti e 2.914 morti).

 

Più forte anche della scossa che nel '97 aveva fatto crollare gli affreschi di Giotto ad Assisi e buttato sulla strada migliaia di persone abbattendo paesi e villaggi. Era stato, quello, “il terremoto dell'Umbria”. Un disastro che aveva fatto crollare, tra le tante, anche la nostra casa di Sostino. Un paesino di terremotati a circa 600 metri di altezza. Dove ancora oggi tra un'abitazione e l'altra spuntano fuori i container e le casette prefabbricate di 20 anni fa. Qualcuno ancora le usa per viverci, altri le hanno trasformate in magazzini. Un paesino che, però, è stato, piano piano, ricostruito da zero in maniera antisismica e che, proprio per questo, non ha ceduto di un centimetro alla lunghissima scossa di questa mattina.

 


 

Resistere al terremoto si può. Conviverci un po' meno. La gente del paese è scappata in piazza. Erano tutti spaventatissimi, tutti a dire che non s'era mai sentita una scossa così forte e così lunga. Ed al di là dei crolli è proprio questa una delle cose più terribili. Me lo continuano a ripetere i parenti in questi giorni. E' il convivere costante con le scosse, con la paura, che atterrisce. Alla lunga si accumula uno stress psicologico difficile da gestire. Una signora a Norcia è in gravi condizioni perché s'è gettata dalla finestra appena ha cominciato a veder tremare le pareti. Ancora, per l'ennesima volta. Sono settimane che le scosse si susseguono quasi ogni ora. Oltre 800 quelle finora registrate dalla rete sismica nella zona fra Perugia e Macerata dal 26 ottobre ad oggi.

 

Si va a scuola così, a lavoro, a dormire. Ogni tanto arriva 'na schicchera e speri che vada tutto bene. Tutto diventa precario con un evento imprevedibile e scioccante come il terremoto. Mia nonna, che vive a Terni, in queste notti preferisce non mettere il chiavistello alla porta d'ingresso nel caso dovesse precipitarsi fuori casa. Gli zii e gli altri nonni che stanno a Perugia questa mattina hanno ballato come non mai. Lampadari, mobili, pareti. Tutto ha scricchiolato. Nei condomini, poi, puoi fare poco. Resti chiuso nell'appartamento. Magari ti butti sotto il letto. Speri che passi e finisca il prima possibile. Non puoi tentare di scappare perché le trombe delle scale sono uno dei luoghi più pericolosi in assoluto. L'ascensore, nemmeno a parlarne. Norcia, una delle città più belle del mondo, è devastata. La sua basilica è venuta giù e vederla in queste condizioni spacca il cuore. In varie zone sono state chiuse le strade, anche la Salaria, che si sono letteralmente aperte in più punti e si sono alzate anche di 15 centimetri. Addirittura sono cascati dei cornicioni dalla chiesa di San Paolo a Roma. Ma d'altronde se l'abbiamo sentita fin quassù vuol dire che giù è stata davvero devastante.

 

 

 

 

 

I dati dicono che in Trentino è stata del 3 / 4 della scala Mercalli. E sono state tantissime le segnalazioni (il video sopra è di un lampadario di una casa di Trento Sud che ci è stato inviato) che anche voi lettori ci avete girato in tempo reale da tutto il Trentino Alto Adige e che ci hanno permesso di uscire prima di ogni altro giornale. Pochi minuti dopo l'evento è stata anche riattivata la Sala operativa di emergenza di Trento dove stamani si è recato anche il governatore Ugo Rossi per fare il punto degli interventi assieme al dirigente Stefano Devigili ed ai suoi collaboratori che hanno inviato immediatamente con l'elicottero tre squadre di unità cinofile. Perché resistere al terremoto si può. Conviverci meno, lo dicevamo sopra, ma sentire tutto il Paese vicino aiuta a ripartire. Adesso non resta che ricostruire e ricostruire bene. Subito. Sperando che la terra si plachi e smetta presto di tremare. 

 


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