Scomparsa coregoni nel Garda, "ok ripresa ripopolamenti, ma non è il tema principale". Gavazzoni: "Serve agire sul recupero dell'habitat naturale"
Dopo le dichiarazioni dell'assessore Beduschi che ha aperto alla possibilità di riprendere i ripopolamenti nel 2025, arriva la risposta del vicepresidente della Comunità del Garda Filippo Gavazzoni: "Bene, ma non sono la soluzione: se ci si focalizza solo su questo si rischia di non risolvere il problema, serve agire per il recupero dell'habitat naturale"

TRENTO. "Sarei molto soddisfatto qualora si arrivasse a definire in modo chiaro il tema del ripopolamento dei Coregoni nelle acque del lago di Garda, però non è questo il tema cardinale: centrale è invece la questione del recupero dell'habitat naturale".
Questo il pensiero di Filippo Gavazzoni, vicepresidente della Comunità del Garda e vicesindaco di Peschiera, in relazione alle dichiarazioni del assessore regionale della Lombardia all'Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste Alessandro Beduschi, che nei giorni scorsi ha aperto la porta alla possibilità di tornare a reimmettere nel Garda - nel corso del 2025 e attraverso operazioni di ripopolamento - il Coregone (QUI ARTICOLO), pregiata specie ittica che negli ultimi anni ha subito un progressivo e drastico calo.
Attualmente queste non sono possibili in virtù della normativa europea che, dal 1° gennaio del 2022, impone l'immissione nelle acque dolci di sole specie autoctone, escludendo proprio il coregone. "Probabilmente quello che si sta cercando di definire – spiega Gavazzoni – è la classificazione di questa specie come 'para-autoctona', il che permetterebbe la ripresa dei ripopolamenti".
Al di là della questione ripopolamento, viene sottolineato, il tema su cui agire è quello del recupero dell'habitat naturale, "quello che permette alle specie ittiche di procreare, perdurare e aumentare in numero". "I ripopolamenti non sono la soluzione del problema – specifica – e questo è confermato anche dalla comunità scientifica. Se ci si focalizzasse solo su questo aspetto si rischierebbe di fare un buco nell'acqua e di non risolvere il problema".
Gavazzoni nelle scorse settimane aveva inoltre prodotto un dettagliato report sulla drastica e progressiva scomparsa dei coregoni (QUI ARTICOLO) basandosi sui dati del pescato forniti dai grossisti negli ultimi quattro anni: ne è emerso che si è passati dalle 56 tonnellate di pescato del 2020 alle 12 del 2024, con una progressione "mai riscontrata prima nella storia, da quando si calcola il pescato" e che dimostra come il calo "non sia direttamente riconducibile al decreto ministeriale che ha fermato i ripopolamenti di specie non autoctone".
"Se effettivamente riprenderanno, la mia speranza è che i ripopolamenti vengano effettuati con una 'consapevolezza scientifica' – puntualizza il vicepresidente della Comunità del Garda – non puntando sulla quantità ma sulla qualità: se si vuole immaginare un futuro in cui le specie ittiche possano riprodursi e prosperare, e trovare il giusto equilibrio nell'ambiente naturale, come detto le azioni devono essere volte al ripristino di quest'ultimo, con conseguenze positive per tutti, pescatori compresi".
Infine, Gavazzoni lancia un pensiero diretto proprio agli enti sovracomunali: "Sono a favore, e mi complimento, con chi si impegna peri Garda. L'auspicio però è che vengano affrontati i problemi principali che non sono certo i ripopolamenti ma, come detto, le questioni legate all'habitat: sotto questo aspetto la Comunità del Garda c'è, e un tavolo di confronto è già attivo. In questo 2025, insomma, bisognerà incidere là dove finora non lo si è ancora fatto".