Scomparsa coregoni nel Garda, ci si mette anche il bracconaggio: 30 sanzioni. Gavazzoni: "Dovrebbero vergognarsi, anche per i controlli serve un'unica cabina di regia"
Trenta persone sono state colte in flagrante mentre pescavano il coregone, nel periodo di divieto, con canne da pesca e bilancini vietati. Il vicepresidente della comunità del Garda Filippo Gavazzoni: "Nonostante gli appelli e la drastica riduzione della pregiata specie ittica ci sono ancora pescatori di frodo che cercano di catturarla con strumenti illegali e nei periodi in cui essa si riproduce"

TRENTO. "Purtroppo nonostante i numerosi appelli, e nonostante sia noto il problema della drastica riduzione della quantità di coregoni sul Garda, ci sono ancora pescatori di frodo, 'pseudo professionisti" ma anche dilettanti, che cercano di catturare la pregiata specie ittica con strumenti illegali e nei periodi in cui essa si riproduce".
L'amara constatazione arriva direttamente dal vicepresidente della Comunità del Garda, nonché vicesindaco di Peschiera, Filippo Gavazzoni che, dopo aver realizzato nelle scorse settimane un approfondito dossier sul drammatico calo negli ultimi quattro anni del Coregone (QUI ARTICOLO), commenta il fatto che circa una trentina di persone nei giorni scorsi sono state sanzionate dalle varie autorità competenti, nel medio e basso Garda, con multe fino a duemila euro dopo essere state colte in flagrante mentre erano impegnate nella pesca, anche con canne da pesca e strumenti vietati come i bilancini, della pregiata specie ittica.
Questo, per di più, nel periodo in cui il coregone depone le uova nelle vicinanze della riva, causando un danno ancora più ingente alla preservazione della specie. "Alla base di questo fenomeno c'è in primis un problema culturale – spiega Gavazzoni – ed è fondamentale lavorare su questo aspetto anche attraverso un'adeguata informazione sul tema. Va detto che la maggioranza dei pescatori ha cognizione della difficile situazione che sta attraversando questa specie nel Garda, però è fondamentale intervenire su quella parte che ignora le norme, e che dovrebbe vergognarsi nel compiere azioni lesive nei confronti dell'ambiente naturale".
Per il vicepresidente della Comunità del Garda sono fondamentali poi i controlli – svolti dalle guardie ittiche volontarie e dalle forze dell'ordine preposte, e che in questo periodo "delicato" verranno intensificate – e proprio in relazione a questi ad essere messa in evidenza è una criticità "annosa".
"C'è un problema di fondo e che andrebbe risolto in fretta: le guardie ittiche – spiega Gavazzoni – sono costrette a limitare la propria azione al territorio provinciale, senza poter 'sconfinare". Questo è dovuto ad una modalità di gestione delle competenze comprensibile sì a livello giuridico, ma che stride con la situazione del nostro lago che richiederebbe invece azioni coordinate e condivise, senza barriere amministrative".
Ad essere sottolineato è come, per far fronte in modo particolare alle problematiche legate al mantenimento dell'habitat naturale gardesano, fisiologicamente connesse anche con l'attività dei pescatori, sarebbe auspicabile arrivare ad avere "un unica cabina di regia", in grado di "coordinarsi a chilometro zero".
"Come Comunità del Garda ci siamo proposti per una gestione diretta dei diritti di pesca sportiva – spiega Gavazzoni – in modo che le licenze di pesca possano essere unificate su tutti e tre i territori bagnati dal Garda: la scelta naturalmente deve arrivare dall'alto, e l'obiettivo sarebbe quello di reinvestire la totalità delle entrate in azioni e progetti volti alla tutela dell'habitat come la sistemazione delle aree di frega dove i pesci si riproducono, ma anche analisi specifiche sull'impatto della pesca".
Tornando alla pesca del coregone, che fino al 31 gennaio sarà comunque vietata per consentire la riproduzione naturale della specie, va ricordato come le norme attualmente in vigore impongano per i pescatori dilettanti la soglia delle 10 catture giornaliere, con i capi che devono avere una misura minima di 30 centimetri. Sempre vietato invece l'utilizzo del bilancino. "Il rispetto di queste – conclude Gavazzoni – al netto di tutti gli altri ragionamenti sull'ecosistema gardesano, può contribuire a tutelare una specie che rischia di scomparire".