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Morti sul lavoro, il Trentino Alto Adige in "zona rossa": con 23 vittime in 11 mesi è tra le regioni in cui lavorare è più pericoloso

I dati elaborati dall’osservatorio Vega mostrano una situazione particolarmente preoccupante, il settore delle costruzioni rimane quello con più vittime

Di F. Os. - 14 gennaio 2025 - 12:51

TRENTO. Mille morti sul lavoro in Italia, da gennaio a novembre 2024, e 32 decessi in più rispetto al 2023: questo il tragico bilancio che emerge dall'ultimo studio dell'osservatorio sicurezza sul lavoro Vega Engineering di Mestre.

 

E a finire in "zona rossa", assieme ad altre regioni, è proprio il Trentino Alto Adige che con 23 vittime in 11 mesi registra un un'incidenza superiore del 25 per cento rispetto alla media nazionale (pari a 31 morti sul lavoro ogni milione di lavoratori) collocandosi appena fuori dal podio, al 4° posto di questa triste classifica, dietro a Basilicata, Valle d'Aosta e Umbria.

 

Nello specifico in regione gli occupati annuali sono poco meno di 508 mila, con la percentuale di casi di morti sul lavoro che si attesta al 3,1 per cento. Guardando alle due province: l'Alto Adige si colloca al 23esimo posto in Italia con 12 casi di morte sul lavoro a fronte di 262.350 occupati e il Trentino al 26esimo posto con 11 vittime a fronte di 245.358 occupati.

 

Ad analizzare i numeri preoccupanti su scala nazionale è il presidente dell'Osservatorio Mauro Rossato, sottolineando l'aumento rispetto al 2023 delle morti sul lavoro e commentando alcuni degli aspetti più significativi dell'analisi su quella che può essere considerata una vera e propria "emergenza".

 

"Sono soprattutto i cantieri a uccidere e, come in passato, i lavoratori stranieri fanno rilevare un’incidenza infortunistica ben superiore alla media nazionale – osserva Rossato – e dobbiamo proteggerli in modo molto più efficace lavorando sulla formazione per superare le frequenti difficoltà legate alla comprensione della nostra lingua e a un background culturale molto diverso dal nostro”.

 

Gli stranieri deceduti in incidenti sul lavoro da gennaio a novembre nel 2024 sono infatti 164 su un totale di 731, con un rischio di morte sul lavoro che continua a essere più che doppio rispetto agli italiani.

 

In relazione all'età, i lavoratori "più a rischio" sono quelli più anziani. L’incidenza più elevata, si evince dal report, si registra proprio nella fascia dei lavoratori ultrasessantacinquenni, seguita dalla fascia di lavoratori con età compresa tra i 55 e i 64 anni, quella più colpita dagli infortuni mortali.

 

Parlando dei settori più colpiti, quelle delle costruzioni è il più "toccato" dal fenomeno: alla fine di novembre sono infatti 147 le vittime registrate. A seguire il settore dei trasporti e magazzinaggio con 99, le attività manifatturiere con 94 e il commercio con 51.

 

In riferimento invece alla tipologia di infortuni mortali, 731 in Italia si sono verificati nell'atto lavorativo, mentre 269 in itinere, cioè nel percorso casa-lavoro.

 

Un ulteriore aspetto toccato dal report è quello delle denunce totali di infortunio che sono cresciute di circa lo 0,09 per cento rispetto a novembre 2023: si è passati infatti da 542.568 a 543.039. Il numero più elevato arriva dalle attività manifatturiere (65.777), seguito dal settore costruzioni (34.414), sanità (33.660), trasporto e magazzinaggio (31.958) e commercio (30.385).

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