Migranti, residenze Adige e Fersina verso la chiusura. La Pat cerca nuove strutture, il Comune di Trento: "Non coinvolti", don Farina: "Basta accoglienza Trento-centrica"
Sono due le strutture che nei prossimi mesi chiuderanno i battenti. Per quanto riguarda la residenza Adige, spiega a il Dolomiti il dirigente provinciale Antonio D'Urso, "nelle prossime settimane verrà richiesto un incontro con i proprietari dell'edificio per capire la situazione. Parallelamente stiamo cercando sul mercato nuovi edifici"

TRENTO. Alla fine del 2025 chiuderà la Residenza Fersina e ancora prima toccherà alla residenza Adige alla Vela. Questo significa che bisognerà trovare circa 350 posti per migranti in pochi mesi.
La Provincia di Trento alla fine dello scorso anno è andata avanti con l’indizione della procedura di gara per l'accoglienza dei richiedenti asilo per un importo complessivo di 4,3 milioni (2,1 milioni per i primi nove mesi, gli altri per l’eventuale proroga).
L'intenzione per il momento è quella di proseguire alla residenza Fersina ben sapendo che però entro fine anno la struttura di via al Desert dovrà far spazio al cantiere del nuovo Polo ospedaliero e universitario del Trentino. La residenza Adige alla Vela, invece, si trova in una situazione ben diversa. La proprietà della struttura, infatti, avrebbe chiesto in anticipo di ritornare in possesso dello stabile. Per questo i locali dovranno essere lasciati liberi entro aprile. Sul futuro delle 75 persone che si trovano oggi ospitate, fra cui donne e bambini, ancora non si sa nulla.
In poco tempo, quindi, la Provincia ha la necessità di trovare due nuove strutture per proseguire con l'accoglienza e trovare a Trento un edificio che possa avere gli stessi spazi della residente Fersina è difficile. La via più semplice potrebbe arrivare dal ritorno dell'accoglienza diffusa sul territorio, aspetto questo, però, che Fugatti ha sempre detto di non volere costringendo la città capoluogo a subire un'enorme pressione sui servizi sociali messi in campo.
Per quanto riguarda la residenza Adige, spiega a il Dolomiti il dirigente provinciale Antonio D'Urso, "prossime settimane verrà richiesto un incontro con i proprietari dell'edificio per capire la situazione. Parallelamente stiamo cercando sul mercato nuovi edifici"
IL COMUNE DI TRENTO
Fra Comune di Trento e Provincia in tema di accoglienza da diverso tempo le posizioni sono lontane. “Purtroppo – spiega a il Dolomiti l'assessore Alberto Pedrotti – non sto vedendo nessun segnale di voler spostare, non tutti, ma almeno una parte dei migranti su altri territori”.
La richiesta fatta dal capoluogo alla Pat di non mantenere tutta la pressione creata dall'accoglienza in città rimane inascoltata nonostante vi siano due ragioni importanti. “La prima – continua l'assessore – è quella di tipo logistico perchè è difficile riuscire a trovare condizioni dignitose per tutti nelle strutture in un'unica città. Oltre a questo, concentrare tutto su un unico territorio crea danno anche agli stessi cittadini”.
Allo stesso tempo, però, il centro destra in consiglio comunale continua a presentare interrogazioni sia in tema di sicurezza sia in tema accoglienza. “Vengono presentate dalle persone di quella parte politica provinciale che vuole concentrare le fragilità sociali tutte a Trento. Un giochino che i cittadini, compresi i loro elettori stanno capendo”.
In merito alla ricerca di nuove strutture per sostituire la residenza Fersina e la residenza Adige, il Comune di Trento conferma di non essere stato coinvolto. “Non abbiamo avuto alcuna comunicazione ufficiale – spiega Alberto Pedrotti – e al momento non pensiamo possa esserci nulla di equivalente in termini numerici, alla Fersina. Servono altri ragionamenti e la soluzione più semplice sarebbe quella di ospitare le persone in più strutture anche fuori Trento”.
“IN TRENTINO TANTE CASE ABBANDONATE DA RIUTILIZZARE”
“Io abito nelle Giudicarie ma anche in altre zone del Trentino le case disabitate sono davvero tante, sono vecchie, magari un po' da sistemare, ma potrebbero ritrovare nuova vita diventando luogo di accoglienza”. A rilanciare la necessità di un'accoglienza diffusa è anche don Marcello Farina uno dei sacerdoti più ascoltati in Trentino, uomo di dialogo aperto e spesso voce critica.
“Oggi abbiamo la necessità - spiega don Marcello – di una politica dell'accoglienza meno Trento centrica una necessità che chi ha delle responsabilità politiche ha il dovere di prendere in considerazione”.
La 'riapertura' delle case abbandonate conclude don Marcello Farina “per alcuni comuni diventerebbe un modo per tirare il fiato con l'arrivo di forze nuove, esperienze diverse contro una chiusura che qualche volta diventa quasi una 'malattia' per i trentini”.