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Il Trentino punta alle deroghe per tenere aperti i punti nascita nelle valli ma la situazione peggiora: a Cles parti calati di quasi un quarto, 182 bambini nati nel 2024

La situazione nel punto nascita di Cles continua ad essere sempre più critica. Se infatti prendiamo i dati dei parti degli ultimi 3 anni siamo passati dai 242 parti del 2022 ai 232 del 2023 per arrivare quest'anno a 182. Considerando il numero totale di nati in Trentino  Fabrizio Taddei, nuovo direttore del Dipartimento transmurale ostetrico-ginecologico parla di "stabilità della natalità negli ospedali del Trentino, in controtendenza rispetto al calo generale registrato nel resto del Paese”

Di Giuseppe Fin - 02 gennaio 2025 - 09:31

TRENTO.  Il calo delle nascite all'ospedale di Cles non si arresta. Lo confermano i dati che sono stati diffusi dell'Azienda sanitaria riguardanti la natalità nei punti nascita della Provincia di Trento. Se infatti abbiamo avuto un aumento di parti a Trento e Cavalese, rispetto al 2023 si registra un calo a Rovereto e soprattutto, ancora in maniera più marcata, all'ospedale Valli del Noce di Cles

 

Dati che confermano l'esistenza di un problema che la politica deve affrontare tornando ad ascoltare chi da tempo sta chiedendo un intervento. 

 

Per garantire gli standard di sicurezza a madre e bambino i punti nascita devono avere almeno 500 parti all'anno. Per i due punti periferici trentini si è riusciti ad ottenere una deroga statale usata poi per fini elettorali. Oggi, però, i numeri dei punti nascita di Cles e Cavalese, la denatalità e l'utilizzo di un cooperativa di gettonisti per farli funzionare con un esborso di soldi pubblici non di poco conto, richiedono nuove riflessioni che mettono al centro la sicurezza delle partorienti e dei neonati.

 

I dati forniti dall'Azienda sanitaria per il 2024 sono questi: all'ospedale Santa Chiara di Trento ci sono stati  2.248 parti  con un aumento di 33 rispetto al 2023 per un totale di 2.290 neonati. All'ospedale Santa Maria del Carmine di Rovereto il 2024 è stato chiuso con 929 parti  in calo di 34 rispetto al 2023 e siamo quindi arrivati a  934 neonati.  Abbiamo poi l'ospedale di Cavalese che nel 2024 ha registrato 170 parti  in crescita di 34 rispetto al 2023 e 170 neonati. Un significativo calo dei parti si è invece registrato a Cles dove nel 2024 ci sono stati 182 parti, 50 in meno rispetto il 2023, con 182 neonati.

 

La situazione nel punto nascita di Cles continua, quindi ad essere sempre più critica. Se infatti prendiamo i dati dei parti degli ultimi 3 anni siamo passati dai 242 parti del 2022 ai 232 del 2023 per arrivare quest'anno a 182. Dato significativamente inferiore ai parametri minimi di 500 parti annui, fissati dall’Accordo Stato regioni del 16 dicembre 2010 (peraltro, già in deroga ai 1.000 parti/anno).

I numeri dei parti

Sulla situazione delle nascite in Trentino a commentare i dati è stato Fabrizio Taddei, nuovo direttore del Dipartimento transmurale ostetrico-ginecologico. “Nel corso del 2024, il numero di parti registrati nei quattro punti nascita della provincia di Trento è stato di 3.529, con un totale di 3.576 neonati. Questi dati – spiega - risultano pressoché sovrapponibili a quelli del 2023, con una lieve diminuzione di soli 17 parti, pari allo 0,4%. Tale risultato evidenzia una stabilità della natalità negli ospedali del Trentino, in controtendenza rispetto al calo generale registrato nel resto del Paese”. 

 

Da un lato cali dall'altro aumenti. Nulla toglie che prendendo singolarmente i punti nascita la situazione di Cles desta molta preoccupazione. Come avevano già spiegato su il Dolomiti, gli  'addetti ai lavori' (QUI L'ARTICOLO): i punti nascita di Cles e Cavalese devono essere chiusi perché con numeri così bassi di parti non possono assicurare la sicurezza necessaria per mamme e neonati. “Le evidenze ci dicono che nei punti nascita dove nascono pochi bambini in realtà il rischio errore o di mal gestione sono impattanti” aveva spiegato Serena Migno, presidente l'Ordine delle Ostetriche della provincia di Trento. E a parlare di “numeri di nati irrisori per garantire la sicurezza della mamma e del bambino” erano stati anche i pediatri con Lorena Filippi  che aveva parlato di “soldi buttati a cooperative private” con medici “che non possono garantire quel rapporto e quella qualità del servizi destinati alle mamme e ai neonati”. Gli stessi amministratori di diversi comuni negli scorsi mesi hanno invitato la Provincia ad una riflessione su quale strada intraprendere. 

 

Un dato positivo, per fortuna, sembra arrivare dal tasso di tagli cesarei che in tutti gli ospedali del Trentino risulta migliore rispetto alla media nazionale italiana. In particolare negli ospedali di Trento e Rovereto, che accolgono le gravidanze con fattori di rischio: Trento 19,7% e Rovereto 17,45%. Questi dati sono inferiori rispetto agli anni precedenti e migliori rispetto alla media nazionale per gli ospedali di secondo livello di assistenza al parto. Il tasso di tagli cesarei presso l’ospedale di Cles è stato del 20.32% mentre a Cavalese è stato del 19.4%.

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