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Contratto dei metalmeccanici, arriva in trentino lo sciopero: tute blu ferme due mezze giornate 

Il contratto dei metalmeccanici, che in Trentino interessa circa 12mila addetti, è scaduto a giugno del 2024. Per le sigle sindacali è inaccettabile, come vorrebbero le imprese, tornare indietro rispetto all’ultimo contratto nazionale che ha ridato autorità salariale al contratto nazionale, concordando aumenti superiori all'inflazione

Pubblicato il - 08 gennaio 2025 - 17:05

TRENTO. Metalmeccanici in sciopero per il contratto. In Trentino due mezze giornate di mobilitazione, venerdì 10 gennaio e martedì 14 gennaio Fiom Fim e Uilm.

 

Le tute blu della nostra provincia si fermeranno 4 ore, al termine di ogni turno. In ogni azienda le Rsu potranno scegliere anche una diversa articolazione dello sciopero e aumentare le ore di astensione dal lavoro.

 

Il contratto dei metalmeccanici, che in Trentino interessa circa 12mila addetti, è scaduto a giugno del 2024. Nel primo semestre delle scorso anno si sono aperte le trattative con la controparte datoriale, ma il tavolo è saltato a fine novembre, dopo quasi otto mesi di confronto, per l’indisponibilità di Federmeccanica-Assistal a trattare su diversi punti della piattaforma sindacale, ed in particolare sulle questione relative agli aumenti salariali, al contrasto della precarietà e agli orari di lavoro. In buona sostanza la parte datoriale ha presentato una propria contropiattaforma che non accoglieva nemmeno una delle istanze votate dalle lavoratrici e dai lavoratori.

 

Per le sigle sindacali è inaccettabile, come vorrebbero le imprese, tornare indietro rispetto all’ultimo contratto nazionale che ha ridato autorità salariale al contratto nazionale, concordando aumenti superiori all'inflazione. Punto su cui Federmeccanica vorrebbe tornare indietro. Una scelta inaccettabile per i sindacati anche perché in questi anni i bilanci delle aziende sono solidi, mentre lavoratrici e lavoratori non hanno ancora recuperato l’inflazione del biennio 2022/2023, unico paese Ocse. Senza dimenticare che molteplici osservatori esterni, spiegano sempre i sindacati, “sostengono che i salari vadano aumentati”. 

 

Fiom, Fim e Uilm dunque si dicono “non disposte ad accettare un impoverimento delle lavoratrici e dei lavoratori”. Per queste ragioni le segreterie nazionali hanno scelto la mobilitazione con l’obiettivo di riaprire il tavolo. 

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