Afta epizootica, dopo i casi di virus in un allevamento tedesco l'appello di Bolzano: “Evitare il trasporto di animali dalla Germania. Ecco le regole da seguire”
La Provincia di Bolzano ha diffuso una nota dopo la notizia del recente caso di afta epizootica (una malattia animale pericolosa e altamente contagiosa che colpisce bovini, ovini, caprini, camelidi e suini) nel Brandeburgo, in Germania: “Nessun caso in Alto Adige. La chiarificazione della diffusione non è ancora stata completata, lo spostamento di animali delle specie colpite dalla Germania è fortemente sconsigliato”

BOLZANO. Casi di afta epizootica in un allevamento di bufali nel Brandeburgo, dalla Provincia autonoma di Bolzano arriva l'appello: “Nessun caso in Alto Adige, ma è importante seguire alcune importanti regole”. Il virus di afta epizootica (una malattia animale pericolosa e altamente contagiosa che colpisce bovini, ovini, caprini, camelidi e suini ma che non si trasmette agli umani) è stato rilevato in Germania il 10 gennaio poco lontano da Berlino e diversi Paesi da allora (tra i quali Corea del Sud, Messico e Regno Unito, dice il Post) hanno sospeso del tutto le importazioni dalla Germania di carne bovina, ovina e suina oltre che di animali vivi (mettendo in difficoltà il settore in un momento particolarmente difficile per l'economia tedesca, Qui Articolo).
La stessa Provincia di Bolzano, nell'assicurare che nessun caso è stato registrato sul territorio provinciale, sottolinea come sia importante in questa fase “evitare il trasporto di animali dalla Germania" dove sono decine i capi abbattuti dalle autorità in via precauzionale. “Sono in servizio da 32 anni – ha spiegato il veterinario provinciale Paolo Zambotto – e fortunatamente, in tutto questo periodo, siamo riusciti a tenere l'afta epizootica lontana dall'Alto Adige”. In Provincia di Bolzano l'ultimo caso accertato si è registrato il 10 febbraio del '71, a Chiusa. Successivamente, in particolare negli anni '90 una massiccia campagna di vaccinazione è stata messa in campo dalle autorità per debellare il virus, del quale sono sufficienti piccolissime quantità per provocare un focolaio di malattia.
“L'agente patogeno – spiegano infatti le autorità altoatesine – è altamente resistente alle influenze esterne, come la temperatura, i raggi UV e la siccità. L'agente patogeno può sopravvivere per oltre un mese nel terreno o sui vestiti, ad esempio. L'uomo svolge un ruolo importante nella trasmissione: la malattia può essere trasmessa attraverso gli indumenti, il cibo, i veicoli o i souvenir delle vacanze”. Come detto, la malattia non è pericolosa per l'uomo ma “bovini e suini infetti presentano di solito uno stato generale disturbato con febbre alta, difficoltà a mangiare e zoppia. Si formano afte in bocca, sul capezzolo e sugli artigli in corrispondenza della fascia coronaria e della fessura tra gli artigli, che si aprono dopo qualche tempo. Nelle pecore e nelle capre, invece, i sintomi sono più lievi, in alcuni casi si osserva solo una leggera zoppia”.
Il Servizio veterinario provinciale intende quindi sottolineare alcuni punti importanti per prevenire l'introduzione del virus: “Poiché la chiarificazione della diffusione non è ancora stata completata, lo spostamento di animali delle specie colpite dalla Germania è fortemente sconsigliato, fino a nuovo avviso. Tutti gli allevamenti devono essere registrati, compresi gli allevamenti per hobby con capre nane, piccoli maiali e gli zoo (a Berlino gli zoo sono stati chiusi in via precauzionale ndr). Tutti gli animali devono essere etichettati e tutti gli spostamenti degli animali devono essere riportati nel database, poiché questo è l'unico modo per garantirne la tracciabilità. È inoltre importante attuare le note misure di biosicurezza, ossia non consentire l'accesso agli animali agli estranei, rispettare le norme igieniche, stendere tappeti disinfettanti con un prodotto adeguato come bicarbonato di sodio, soda caustica, acido citrico e acido acetico”.
Come riporta il Ministero della Salute, sebbene non sia letale negli adulti, l'afta epizootica causa nei Paesi affetti pesantissime ripercussioni economiche, legate ad una drastica diminuzione delle produzioni animali e alle difficoltà ad accedere ai mercati internazionali. Gli ultimi focolai in Europa si erano riscontrati nel 2011 in Bulgaria mentre il virus rimane endemico in diversi Paesi dell'Africa, del Medio Oriente, dell'Asia Sud-Orientale e dell'America del Sud.