Migranti bloccati sulle navi delle Ong, Canestrini: “Il decreto viola le convenzioni internazionali e il ministro giuridicamente dice delle sciocchezze”
A Catania due navi delle ong con a bordo i migranti soccorsi in mare sono state bloccate con un decreto, ecco perché il provvedimento dell’Italia viola le convenzioni internazionali. Canestrini: “Solo le navi militari vengono considerate come un’estensione del territorio nazionale. Emergenza sbarchi? L’Italia ha il record delle morti in mare”

TRENTO. A Catania, in Sicilia, hanno attraccato due navi: la Humanity 1 di Sos Humanity e la Geo Barents di Medici Senza Frontiere. Fin qui nulla di strano se non fosse che le due imbarcazioni sono gestite da ong e a bordo avevano centinaia di migranti salvati nelle acque del Mediterraneo. Solo una parte di questi migranti (in particolare donne e bambini) sono stati fatti sbarcare: questo è l’effetto di un decreto interministeriale del Governo Meloni che impone alle navi delle ong che entrano in acque italiane di sottoporsi a un’ispezione. Al termine dell’ispezione le autorità di Roma decideranno chi ha diritto a sbarcare e chi no, dopodiché le navi delle ong dovrebbero riprendere il mare con a bordo gli sfortunati che non sono stati giudicati “idonei” a chiedere soccorso.
C’è di più, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio (con una fantasiosa interpretazione condivisa anche dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi) ha dichiarato: “Per quanto riguarda la gestione dei migranti il trattato di Dublino è chiarissimo, la gestione deve essere fatta dallo Stato di primo accesso, e se una nave straniera in acque internazionali accoglie dei migranti, lo Stato di primo accesso è quello di bandiera di quella nave”. Nordio ha poi sostenuto che “il comandante di una nave può celebrare matrimoni a bordo, ricevere testamento, è un pubblico ufficiale. Chi accoglie il migrante lo fa nel suo Stato, che è quello della bandiera della nave. Non c’è altra soluzione dal punto di vista giuridico”.
Il Dolomiti ha chiesto un parere all’avvocato Nicola Canestrini che difende l’equipaggio della nave Iuventa in quello che alcuni hanno definito “il più grande processo politico contro le Ong del soccorso in mare”. “La procedura per la richiesta di asilo – spiega l’avvocato di Rovereto – è sancita per la parte relativa al diritto di asilo da una normativa internazionale quindi non può essere derogata dall’Italia, pena la violazione del diritto internazionale pattizio, cioè volontariamente accettato dall’Italia. In nessuna norma si prevede che la domanda di asilo possa essere presenta a bordo di navi civili, dato che il diritto conosce solo tre modi per formalizzare una richiesta: una volta arrivati alla frontiera, nelle questure entro i confini nazionali e nelle acque territoriali di un determinato Paese. Quindi il decreto interministeriale viola le convenzioni internazionali”.
Ma come precisa Canestrini: “Solo le navi militari vengono considerate come un’estensione del territorio nazionale, pertanto, in acque internazionali, solo su una nave militare si potrebbero avviare le pratiche per una domanda di asilo. Il problema è che i governi e le marine militari non adempiono a questo dovere, di fatto non prestano soccorso ai naufraghi”. Quindi non siamo di fronte a un’emergenza sbarchi? “L’Italia non ha mai registrato un record di sbarchi e nemmeno di naufraghi salvati, casomai detiene il record delle morti in mare”.
Per fare un esempio, anche una petroliera che si dovesse imbattere in una nave carica di migranti avrebbe l’obbligo giuridico di prestare soccorso. Eppure per via dei ritardi accumulati durante le operazioni di salvataggio (e le relative pratiche burocratiche) alcuni potrebbero scegliere di voltarsi dall’altra parte e proseguire la rotta per non subire dei danni economici. È proprio per questo che sono arrivate le navi delle ong: “Nascono da una mancanza dei governi italiani ed europei, che pure avevano e avrebbero anche oggi obbligo di soccorso, altro che ‘taxi del mare’ come le hanno ribattezzate alcuni”.
E tornando all’interpretazione di Nordio? “Siamo di fronte alle solite mistificazioni politiche, giuridicamente si sta dicendo una sciocchezza e se a dirla fosse un avvocato l’ordine lo rimanderebbe a studiare immediatamente. Se il ministro ci tiene può provare a far cambiare le convenzioni internazionali, è un suo diritto, ma di certo la sua interpretazione è sbagliata. Non è infatti giuridicamente corretto sostenere che la soluzione sia quella di far richiedere asilo a bordo di navi civili per tentare di sottrarre l’Italia ai suoi obblighi se la nave batte bandiera straniera”.
Canestrini però ci tiene a far notare anche un’altra questione. “Probabilmente sarebbe meglio installare delle commissioni per valutare le domande di asilo direttamente nei Paesi di partenza ma per farlo bisognerebbe avere, se vogliamo parlare della Libia, uno Stato affidabile e sconfiggere i trafficanti e milizie che si spartiscono il business e compiono atrocità inenarrabili verso i migranti, nella indifferenza della comunità politica internazionale. Su questa strada – prosegue l’avvocato – anche i precedenti governi, dei quali pure facevano parte anche forze progressiste, avrebbero potuto esercitare la loro azione anziché levarsi oggi in un coro di voci scandalizzate per quanto sta avvenendo”. Per l’avvocato roveretano è una questione di credibilità: “Chi oggi si straccia le vesti cosa ha fatto durante il suo mandato? Anche i peggiori decreti Salvini sono rimasti in vigore, limitandosi ad ammorbidire, ma non riformare, i passaggi più escludenti. Non dimentico che il cosiddetto fronte progressista, che oggi vorrebbe passare all’incasso di consensi criticando le posizioni governative, quando ne ha avuto la possibilità ha portato avanti una linea politica semplicemente codarda”.