Laurea di medicina a Trento, ecco la proposta della Pat: all'Università di Padova ruolo centrale. Fugatti: ''Vogliamo partire in tempi brevi''
La premessa del progetto, ha spiegato Fugatti "E' la necessità di avere medici e specialisti, professionisti sanitari e la volontà di fidelizzare il personale formato al territorio". All'Università di Padova spetterebbe la gestione del corso di laurea con prevalente attribuzione dei corsi Medicina e Chirurgia, i tirocini e il coordinamento con le aziende ospedaliere

TRENTO. Un progetto inter-ateneo tra Padova, Verona e Trento ma che trova il suo perno nell'ateneo patavino. Questa l'anima del progetto sul corso di laurea in Medicina a Trento che il presidente della Giunta provinciale Maurizio Fugatti ha presentato alla stampa. Un progetto che gli è stato consegnato dal presidente del Consiglio della Scuola di Medicina e Chirurgia di Padova Stefano Merigliano.
Stiamo parlando di una ipotesi alternativa rispetto a quella che è stata presentata qualche settimana fa dal rettore dell'Università di Trento, Paolo Collini (QUI L'ARTICOLO), che ora, assieme agli altri organi universitari, dovrà vagliare. “La premessa di questo progetto – ha spiegato Maurizio Fugatti- è la necessità di avere medici e specialisti, la necessità di avere professionisti sanitari e la volontà di fidelizzare il personale formato al territorio”.
Le analisi iniziali del progetto, ha spiegato il presidente della Giunta, hanno confermato che la sola istituzione di un corso di laurea non è sufficiente a garantire il raggiungimento di questi risultati ed è necessario creare sinergie fra gli attori territoriali oltre ad alleanze con possibili partner esterni. Vi è poi l'intenzione da parte della Provincia di dare il via ai corsi nel più breve tempo possibile. “Il tema è anche partire subito – ha sottolineato a sua volta Fugatti – in modo tale da dare al Trentino risposte concrete nel più breve tempo possibile”.
Il progetto presentato, quindi, coinvolge tre atenei con a capo quello di Padova. L’Università di Trento gestirebbe il coordinamento logistico generale, il diritto allo studio e i corsi di Biologia e Fisica, per un totale di una decina di corsi. All'Apss e alle aziende ospedaliere andrebbe la gestione della didattica clinica e i tirocini. Quest'ultimi sono già previsti dal secondo anno di corso e si pensa al progressivo coinvolgimento del personale medico nella didattica. “Nell'azienda sanitaria – ha fatto sapere Fugatti – secondo le valutazioni fatte dall'Università di Padova che ha redatto il progetto, sarebbero già attivabili una quindicina di medici nel ruolo di docenti”.
Ad avere il ruolo principale sarebbe però l'Università di Padova alla quale spetterebbe la gestione del corso di laurea con prevalente attribuzione dei corsi Medicina e Chirurgia, i tirocini e il coordinamento con le aziende ospedaliere.
Per Verona, infine, non cambierebbe molto perché gestirebbe i corsi in scienze infermieristiche e delle altre professioni sanitarie, come già avviene oggi. L'intenzione da parte di Fugatti è quella di riuscire ad attivare i corsi già a fine del 2020 con l’avvio dal primo ottobre prossimo di un corso di laurea dal primo anno come duplicato di quello di Padova con docenti e risorse di Trento e dell'ateneo patavina. Accanto a questo si pensa anche l'attivazione di corsi di laurea dal quinto anno. “In quest'ultimo caso – ha spiegato Fugatti – in modo volontario gli studenti che si trovano in corso a Padova, circa una quarantina al quarto anno, oltre a quelli di Verona, potrebbero continuare il proprio percorso a Trento”. Essendo Padova capofila non sarebbe necessario l’ottenimento di alcun via libera ministeriale, né per il corso che parte dal I° anno né per quello attivato dal V°.
Particolare attenzione viene poi data alle realtà presenti sul territorio. “Si potrebbe creare una collaborazione importante con le eccellenze che ci sono oggi sul territorio. Anche gli ospedali periferici potrebbero essere coinvolti per corsi e tirocini particolari nonché nella fase di specializzazione" è stato spiegato. Per quanto riguarda le scuole di specializzazione: quelle già attive in Trentino rimarrebbero e ad esse potrebbero esserne affiancate anche delle altre. La Rete formativa del Veneto dal canto suo si sta allargando, facendo perno su Verona e Padova. Ogni formando deve fare un 20% del suo percorso formativo al di fuori della “casa madre”, il che favorisce le sinergie e gli scambi. L’ospedale trentino potrebbe essere inserito a sua volta nella rete.
“Questa è la proposta – ha concluso Maurizio Fugatti – fatta alla giunta dall'Università di Padova e che è stata poi rivolta all'Università di Trento che ora attraverso i suoi organi dovrà valutare. Il nostro auspicio è che ci sia un dialogo tra gli attori in campo. Il dialogo che abbiamo attivato noi con questi primi incontri tra i vari soggetti spero possa continuare affinché si parta subito con l'anno scolastico di formazione 2020-2021”