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Storia dei fuochi di San Vigilio, dalla ''Machina'' di fine '600 alla statua del santo che scagliava fulmini contro le sette protestanti

Le ingenti spese per le macchine e i fuochi erano sostenute dal Comune, che non badava a spese pur di assicurarsi i migliori maestri dei fuochi. Dal 1687 al 1704 l’esecuzione dei fuochi è affidata agli artificieri Pietro Peterlana e Domenico Chiavenna. Il loro spettacolo pirotecnico è fantasmagorico: 40 paia di razzi, 1450 girandole, 100 razzi alti, 12 grandi ruote
DAL BLOG
Di William Belli - 15 giugno 2021

"Memorie dal sottosuolo"  itinerari di storia ed arte nel Trentino

Le festività di san Vigilio, celebrata già dal Medioevo con solenne processione, si arricchì nel 1629 della fastosa arca d’argento destinata a conservare le reliquie del vescovo (Museo Diocesano di Trento) e assume un carattere altamente scenografico a partire dal XVII secolo grazie a mirabolanti spettacoli pirotecnici. I fuochi partivano da una Machina, complessa costruzione effimera in legno, tela e cartapesta, situata dov’è ora la fontana del Nettuno. La macchina, a forma di tempietto o di piramide, era dipinta con scene ispirate alla vita di San Vigilio e ornata di statue sacre abbigliate in tessuti sontuosi.

 

Le ingenti spese per le macchine e i fuochi erano sostenute dal Comune, che non badava a spese pur di assicurarsi i migliori maestri dei fuochi. Le parti mobili delle macchine erano conservate nei magazzini comunali per essere poi riutilizzate ma la maggior parte delle scenografie erano destinate a brevissima durata; si cercava quindi di conservarne la memoria con incisioni, alcune conservate ancora nella Biblioteca civica. Dal 1687 al 1704 l’esecuzione dei fuochi è affidata agli artificieri Pietro Peterlana e Domenico Chiavenna. Il loro spettacolo pirotecnico è fantasmagorico: 40 paia di razzi, 1450 girandole, 100 razzi alti, 12 grandi ruote.

 




 

 

E’ poi la volta di Bartolomeo Valentini, che nel 1715 fa partire dalla macchina “quattro fontane di fuocho”, 4 ruote grandi e 200 razzi. Nel 1745 lo spettacolo si arricchisce di fuochi d’artificio che passano su una corda tesa attraverso la piazza del duomo, nel 1769 Bortolo Gabrielli fabbrica una nuova macchina, una costruzione elaborata di “Pietre, Legnami, Ferramenta e Pitture”, fatta apposta per essere smontata con facilità. La costruzione della fontana del Nettuno non interrompe la tradizione della macchina dei fuochi, che viene elevata proprio sopra la fontana stessa.

 

In un allestimento memorabile, la statua di san Vigilio, posta al culmine di una complicata macchina, scaglia fulmini contro un’idra dalle sette teste – simbolo delle sette protestanti – esplodendo poi in un tripudio di fuochi multicolori. L’apparato del 1782, che richiese quattro mesi di lavoro, ci consegna anche i nomi di coloro che vi hanno lavorato: il pittore Ambrosi, il falegname Giovanni de Paoli, il sarto “che accomodò gli abiti di gala”, l’artificiere De Carli.

 

Fino alla fine dell’Ottocento la macchina dei fuochi di san Vigilio continuò ad essere eretta nella piazza del duomo, per essere poi spostata in sede più consona dopo che la macchina dei fuochi aveva danneggiato la fontana del Nettuno.

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