Nel 2019 sono stati assegnati solo 37 alloggi nuovi e 324 di risulta, ora punta sul bonus 110%: Itea sempre più un'immobiliare attenta alla gestione che a sostenere le famiglie


Attuale segretario generale della Uil in Trentino è giornalista pubblicista dal 2014
TRENTO. A margine degli annunci dei presidenti Maurizio Fugatti e Salvatore Ghirardini, circa la riqualificazione energetica di più di 2.400 appartamenti, di cui la metà di proprietà Itea, grazie anche al meccanismo del "bonus fiscale" del 110%, la Uil esprime delle forti perplessità.
Certo è positivo che l'immobiliare pubblica provinciale effettui un piano di efficientamento energetico di tale impatto, con rilevanti benefici sia ambientali che di rilancio del comparto produttivo edilizio, con un investimento diretto di pochissimi milioni, visto l'utilizzo del bonus fiscale del 110%. Rischia però di rallentare ulteriormente, anzi di rimanere inevaso, l'obiettivo primario della politica abitativa pubblica di cui Itea dovrebbe essere "motrice": la messa a disposizione delle migliaia di famiglie in attesa, di alloggi di edilizia a canone sociale o a canone moderato tramite housing sociale.
Se nel 2019 (dati bilancio sociale Itea) sono stati assegnati solo 37 alloggi nuovi e 324 alloggi di risulta, mantenendo sfitti, per diversi motivi, più di 1.000 alloggi pubblici, secondo dato più negativo nelle assegnazioni Itea dal 2010, cosa dovremo aspettarci nei prossimi anni? Essendo sostanzialmente a zero i cantieri per nuove edificazione sociali pubbliche e venendo a rallentare ulteriormente il rilascio dei già sempre meno alloggi di risulta, magari proprio per la nuova programmazione di ristrutturazione energetica, rischiamo addirittura proprio lo stop alle nuove assegnazioni di alloggi del patrimonio edilizio.
A questo punto per la Uil del Trentino è sempre più urgente una riforma dell'edilizia pubblica e di Itea, divenuta sostanzialmente un'immobiliare attenta più alla gestione del patrimonio, che alla promozione dell'abitazione in affitto per i ceti meno abbienti, i giovani e le famiglie.
Purtroppo diventa sempre più evidente che la "questione casa" venga affrontata, dall'inizio del nuovo millennio (Legge Dalmaso 2005 e successive modificazioni) in funzione amministrativa e patrimoniale, senza più alcuna attinenza alla funzione sociale e politica dell'abitare e avulsa dal coinvolgimento di lavoratori e pensionati, che quel patrimonio, con i loro contributi e denari hanno contribuito in massima parte a costituire nell'ultimo cinquantennio del secolo scorso.