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Lo sforzo di accostarsi all’indicibile. Un’intervista a Giacomo Sartori

DAL BLOG
Di Il Lanternino - 16 aprile 2023

di Stefano Zangrando, docente, traduttore e autore

Di Giacomo Sartori, il più internazionale fra gli scrittori trentini, ci eravamo già occupati qui qualche anno fa. Da allora il percorso autoriale di Sartori si è arricchito di un romanzo, Baco (Exórma 2019), che si muove tra catastrofe ambientale e intelligenza artificiale raccontando la storia di un bambino sordo e dei suoi familiari, e del più recente Fisica delle separazioni in otto movimenti (Exórma 2022), che sarà presentato venerdì 21 aprile alle 19 alla libreria Arcadia di Rovereto.

 

Nel primo dei due libri, la formazione letteraria e quella scientifica dell’autore – Sartori è agronomo – convergevano ancor più che nel precedente, il visionario e surreale Sono Dio (NN 2016). L’opera più recente, invece, è un corpo a corpo più intimo e personale con i temi della separazione e del lutto, dove a essere messe a fuoco sotto la lente di una narrazione riflessiva e autoanalitica sono tre grandi perdite vissute dall’io narrante: la fine della relazione con la moglie e «salvatrice» Mila, la rottura in anni giovani con la prima ragazza, la morte della madre.

 

È un confronto non privo risvolti socio-politici, poiché nel ricostruire il «male» che affligge la coppia al centro del libro l’autore chiama in causa i passati famigliari di ognuno, il loro radicamento nelle culture autoritarie del secolo scorso. Ed è un confronto la cui tensione si traduce immediatamente in tensione formale, perché quella di Sartori è una lingua che si sobbarca intero il tormento della propria ricerca. L’ho intervistato per “Il Dolomiti” a proposito di quest’ultimo lavoro.

 

Hai scelto di occuparti di “separazioni”, concentrandoti soprattutto sulla fine di un matrimonio. Come collochi un libro così intimo all’interno della tua opera, fatta in gran parte di romanzi d’invenzione?

 

In realtà tra i miei scritti c’è tutto un filone che parte dai dati molto intimi dell’autobiografia, e che per me è molto importante. Ma effettivamente questo non è cominciato subito, i primi libri sono di finzione. In ogni caso nella mia testa Fisica delle separazioni è la mia opera che più si avvicina a Anatomia della battaglia, il mio romanzo autobiografico. La forma è molto diversa, però c’è quella stessa esigenza di legare il presente al passato, di scavare nel tempo, partendo dalle difficoltà e dai nodi non risolti, dal dolore. In altri lavori gli stessi elementi compaiono invece in chiave ironica e leggera, in particolare nei racconti della raccolta Autismi.

 

Nel titolo parli di “fisica” e poi di “movimenti”, come se il libro si muovesse fra scienza e musica, o forse in uno spazio sperimentale. Qual è il nesso, se c’è, o qual è stato il tuo intento compositivo?

 

I titoli dei miei libri arrivano in genere dopo la scrittura, e spesso all’ultimo momento: anche questa volta è successo così. Ma effettivamente questo titolo comprende i due aspetti che caratterizzano la mia scrittura, quello analitico e per così dire quasi “scientifico”, e quello poetico e musicale. Mi ritrovo perfettamente in questa tua definizione di “spazio sperimentale”, perché per me la scrittura è proprio questa commistione così particolare e feconda tra due approcci che nella vita, e anche nel pensiero, restano in genere separati. La forma dei singoli lavori arriva dopo, è successo anche in questo caso, è un qualcosa di puramente strumentale, e ogni volta diverso, finalizzato all’ottenimento di questo obiettivo che mi sta a cuore.

 

Dunque in che modo l’idea del “movimento” musicale ha guidato la tua composizione di questo libro?

 

Mi piaceva affrontare gli episodi che racconto, tutti legati a varie separazioni che ho vissuto, con toni diversi e visuali leggermente sfasate. E con qualche ripetizione, come avviene quando un tema ritorna, lievemente modificato, in una composizione musicale. Ma in realtà sempre quando affronto i materiali autobiografici ho bisogno di spezzare la continuità del testo, quasi ripartendo ogni volta da zero, o quasi. Anche Anatomia della battaglia è composto da brevi frammenti, ciascuno di un paragrafo. La letteratura è un continuo sforzo per andare verso la verità, senza mai raggiungerla, e questo è particolarmente evidente in molti autori che negli ultimi decenni praticano l’autofiction. Quasi ogni impulso a raccontarsi sfociasse per forza in uno scacco, almeno parziale, e quindi solo provando e riprovando, moltiplicando i tentativi, ci si avvicinasse di più a quello che si vorrebbe dire, e che non si riesce a dire. Forse perché è indicibile.

 

E tuttavia sembra parlare molto al pubblico questo tuo tentativo, o come ti spieghi il maggior successo di questo libro in Italia rispetto ad altri, che pure hanno goduto di una traduzione in inglese e di vari riconoscimenti negli USA?

 

Come sai meglio di me anche il mondo letterario soggiace alla tendenza alla semplificazione che caratterizza i nostri tempi. Sempre di più nel giudicare i romanzi si fa attenzione alle tesi e ai messaggi esprimibili in poche parole, e meno alla forma, che per me è fondamentale, proprio come strumento per veicolare visioni complesse e molto articolate, con tante stratificazioni di senso. Questo mio romanzo, con la sua tematica ben individuata e esplicita, si presta bene a questo meccanismo, al di là del suo valore, che non sta a me giudicare. In genere nei mie libri sono presenti e si mescolano temi anche molto diversi, non trovo interesse a mandare messaggi, dai quali mi tengo anzi più lontano possibile.

 

E la terra d’origine? Non sei il cantore di un Trentino idillico, al contrario, ne hai esplorato i lati oscuri. Eppure con il tempo questo rapporto sembra essersi decantato a favore di ambientazioni più neutre.

 

Il Trentino in questo romanzo è presente solo come sfondo, da una parte come terra di origine, e dall’altra come luogo di un ritorno impossibile, almeno nella situazione di crisi descritta. Ma è appunto qualcosa di lontano, che non viene affrontato nella sua realtà attuale. Nei momenti difficili tutto è concentrato sul presente, e quindi anche la nostra geografia interiore ne risente, viene riconfigurata a partire dal gorgo nel quale ci troviamo.

 

Giacomo Sartori, Fisica delle separazioni in otto movimenti, Exórma, Roma 2022, pp. 180, Euro 16,50. Qui il link alla pagina della presentazione; è consigliata la prenotazione.

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