Arriva a Rovereto “Rasoterra”, un racconto in parole e immagini di Giacomo Sartori ed Elena Tognoli


di Stefano Zangrando, docente, traduttore e autore
S’immagini un merlo parlante. Una creatura non nuova nel mondo delle favole. Ma questo è un merlo un po’ speciale. È considerato strambo dai suoi fratelli e sorelle. Fa il contrario dei suoi simili, passa l’inverno nel profondo nord, dove i campi sono un mare sconfinato di rosa, e gli immensi trattori sono burberi e brontoloni. L’estate vive ai piedi delle alte montagne, dove l’aria odora di bosco e di muschio, e la terra marrone dei curatissimi orticelli è tutta un’esplosione di vita.
Il suo nome è PU-PIÙ-PU-PIÙ ed è il protagonista di Rasoterra (ed. Il cardo), un racconto in parole e immagini nato dal sodalizio fra Giacomo Sartori, scrittore e agronomo trentino di stanza a Parigi, ed Elena Tognoli, autrice e illustratrice di origini milanesi. Tutto è nato da una residenza dei due in Val Camonica, dove per circa un anno hanno lavorato insieme e a stretto contatto con la Comunità di Monno, un piccolo borgo situato ai piedi della salita che porta al passo del Mortirolo. Il progetto si è svolto presso la sede di Ca’Mon, centro di comunità per l’arte e l’artigianato.
PU-PIÙ-PU-PIÙ non è il solo animale parlante di questa storia. Egli ascolta le voci dei lombrichi e degli altri abitanti della terra, ma anche delle pale eoliche e degli esserini invisibili. Ognuno vede le cose in modo diverso, ognuno ha problemi e fissazioni differenti, e vorrebbe parlare più forte degli altri. Per le sue sorelle PU-PIÙ-PU-PIÙ si inventa tutto, ma lui sa che quella che capta è una cacofonia stimolante e molto istruttiva, anche se alla lunga un po’ stancante.
Quando il suo resoconto di disegni e parole si esaurisce è la volta dei residenti non umani delle due zone. Si sono riuniti (forse grazie a lui) in un Parlamento interspecifico unificato, dove siedono anche le pale eoliche, i reperti archeologici e la terra. Vogliono capire meglio come stanno le cose, vogliono sondare le intenzioni e i saperi degli umani. Intervistano allora alcuni grandi esperti dell’agricoltura ecologica, dell’economia di comunità, dell’antropologia e dell’arte. Vogliono capire cosa sta succedendo, se davvero gli umani hanno intenzione di fare meno danni e come vedono il futuro.
Così prende avvio il racconto:
Io sono un merlo: mi chiamo PU-PÌU-PU-PÌU. Sono parecchio curioso, e mi piace un sacco ascoltare quello che si dice in giro. Posso passare intere giornate a origliare quello che blaterano i vari esseri viventi. Se fossi un essere umano sarei un etnologo, o uno psicologo, un prete nel suo confessionale, uno zoologo tassonomista, una scrittrice di gialli, qualcosa del genere.
Ho una sorella, che si chiama anche lei PU-PÌU-PU-PÌU, che mi dice sempre che sono un gran ficcanaso. Lei è di quelli che sostengono di farsi solo gli affari propri, e che pontificano che ognuno deve pensare per sé, senza fare attenzione agli altri. Adesso ci siamo quasi persi di vista, o insomma ci incrociamo di sfuggita due volte l’anno, e forse non è una gran perdita.
Secondo i miei fratelli, le mie sorelle e i miei cugini non si può capire quello che dicono gli altri animali e gli altri esseri viventi, perché ognuno ha la sua lingua, ammesso e non concesso che parlino davvero, e non facciano piuttosto versi a caso. Io però li capisco benissimo, fin da quando ero piccolino, e proprio per questo mi è sempre piaciuto da matti ascoltare quello che dicono. I famigliari allora mi ribattono che mi invento tutto, e che la mia testa non è mai stata tanto a posto, per l’appunto fin da quando ero piccolino. Io alzo le spalle, e saltello via per i fatti miei: probabilmente dicono così perché sono un po’ invidiosi, vorrebbero anche loro poter becchettare parole a destra e a sinistra, ricavandone le preziose informazioni annesse e connesse.
Ascoltando le voci e le vocette si imparano un sacco di cose che prima non si sapevano, e si affinano quelle che già si sanno. Potrei chiamarla la scuola della vita, se non fosse che non amo tanto le scuole. Tutti gli esserini, anche i più piccoli, hanno qualcosa da dire, e tutti hanno il loro modo di vedere le cose. Uno si preoccupa per questo, l’altro per quello, il tale vorrebbe questo, il tal altro chissà cos’altro: tante volte si fatica a starci dietro. Anche perché parlano tutti assieme, senza dare troppo retta agli altri.
Sartori non è nuovo a dare voce al vasto mondo della fauna. Lo aveva già fatto in Animali non addomesticabili (Exórma 2019), scritto con Marino Magliani e Paolo Morelli. Ma stavolta unisce la fantasia alla cura ambientale: la preoccupazione per una natura vessata dall’uomo e della quale da autore si era già occupato nel recente saggio Coltivare la natura (Kellermann 2023). E il tratto immaginifico e aggraziato di Elena Tognoli lo affianca in un binomio decisamente riuscito. Autore e illustratrice presentano questo loro Rasoterra a Rovereto, allo Spazio KN di via Rialto, martedì 17 dicembre alle ore 18.