Sul set di ''Fra due battiti'' col regista Usardi in una Trento ''grande palcoscenico in mezzo alle montagne''


Ribelle quanto basta amo gli animali e in particolare i gatti. Inseguo sempre i miei sogni come quello di scrivere e da sempre racconto storie spesso e volentieri di mici e micie.
"La vita è una roba troppo bella" . Mi guarda con gli occhi sornioni e vividi, i riccioli ribelli gli incorniciano il viso e mentre lo dice mi viene spontaneo pensare: non ho mai incontrato nella mia vita una persona che faccia con tale passione e fuoco il suo mestiere. Sto parlando di Stefano Usardi. Classe 1977, di professione regista, un personaggio particolare, che vive letteralmente la sua vita attraverso la sua esperienza di regia. Vive e respira nella creazione delle sue storie e tutto è una catena di sensazioni.
La sua vocazione nasce prestissimo, a 16 anni decide che lui sarà un regista. Si diploma alla Nuova Università del Cinema e della televisione di Cinecittà e in "Discipline del Cinema" all'Università degli Studi di Bologna, consegue una laurea in filosofia all'Università di Palermo e una in studi storici artistici all'Università di Roma "La Sapienza". Attualmente è direttore artistico e regista dell'agenzia di comunicazione AlmaImage. La sua formazione è sia accademica che pratica. Ha diretto e prodotto il film Ventisette, realizzato completamente con tecnologie digitali nel 2012. Nel 2015 esce Il Mio Giorno, in seguito consegue un PhD internazionale all'Università di Almeria con una tesi su Michelangelo Antonioni, e nel 2017 realizza Luigo e nel 2019 Affittasi vita, che ha vinto in questi giorni un premio di distribuzione al Villamare Film Festival.
Ama lo sport e i viaggi, l'anno scorso ha fatto il giro del mondo, ma tutto ciò che lo rende vivo e riempie la sua anima di energia è racchiuso nella macchina da presa. E Stefano ha deciso che il suo ultimo lavoro ,"Fra due battiti", prodotto dalla Fifilm di Caterina Francavilla, con la partecipazione di Remo Girone, il Tano Cariddi della Piovra si svolga nella nostra Trento, da lui descritta appunto come "un grande palcoscenico in mezzo alle montagne" . Gli attori principali sono Stefano Scandaletti, Maria Vittoria Barrella, Giulio Cancelli, Stefano Detassis che fanno parte anche del panorama trentino.
Le riprese sono cominciate da un po', e ha tenuto a dire che le sue storie sono universali, e che la nostra città è adatta per la sua storicità e la bellezza dei suoi angoli nascosti e la stessa sua conformazione allo svolgersi della narrazione. È incredibile come quando parla e risponde alle mie domande curiose, traspare innegabile il pathos che lo prende. Il fatto più emozionante da lui descritto è che i suoi film si creano e si delineano partendo dalla traccia della narrazione nel loro stesso incedere, e tutto è in continua evoluzione. Non voglio dare spoiler sulla vicenda, ma solo che le sue storie raccontano una fetta di vita delle persone, nella quale i protagonisti si trovavo a confronto con avvenimenti non previsti della loro esisteva e devono farci conto nel bene e nel male, dove l'amore ha sempre un ruolo, positivo o negativo che possa essere.
I personaggi sono in momenti particolari della loro vita, e le loro vicende si dipanano man mano, in questo caso nella cornice particolare e a tratti fiabesca di Trento. Le location utilizzate sono le più svariate il delizioso "La vie en rose", in Via San Marco, che profuma di bistrot parigino, il lindo e professionale istituto di estetica Skin Lab, il ristorante Bouganville, il negozio di vestiti Interno 11, quello di Mandacarù, e tante altre parti di Trento storiche e non, e non ultimi i nostri parchi immersi nella natura. Una parte importante è girata in una abitazione privata, con una grande terrazza ed un panorama incantevole sulla nostra città.
Questo ha un significato simbolico, il protagonista dalla terrazza vede la città stessa come un intreccio di attori: tutti in definitiva siamo o no attori sul palcoscenico della vita? Le riprese vengono fatte con attrezzature molto leggere, che non danno nell'occhio, e questo conferisce alle scene quella naturalezza che le rende lontane da qualsiasi tipo di cliché. Il tutto deve risultare il più reale possibile. La vita sul set è intrisa della stessa passione, lui dice, e tutto deriva da una comune stato d'animo di compartecipazione, che si espleta in tutti i ruoli e tutto va all'unisono, un'orchestra fatta di spiriti che vanno nella stessa direzione. La distribuzione dei suoi film è tra le più variegate, cinema d'essai, televisione locali e quant'altro.
L'argomento di questa storia è molto particolare e profondo e tocca un tasto controverso della nostra società. Vi assicuro che parlando con colui che lo sta creando, cresce in chi lo ascolta una profonda curiosità di vedere i lavori di questo regista cosi fuori dalle righe, cosi incredibilmente vero nella sua spontaneità. Vi aspetto al cinema.