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'L'arcipelago della nuova vita', un romanzo d'avventura in stile Jack London ambientato nella taiga siberiana

Perchè questo titolo? L’arcipelago delle isole Santar, che a malapena si individua sulla carta geografica, rappresenta per il protagonista del romanzo di Andrei Makine, il luogo in cui fuggire dalla violenza della storia, dalla crudeltà gratuita, dal clima di sospetto e di paura, un luogo fuori dalla storia, in cui forse è veramente possibile costruire una nuova vita
DAL BLOG
Di Alessandra Sebastiani - 05 luglio 2021

Tra una lettura e l'altra mi dedico anche alla scrittura e alle recensioni

Un sedicenne russo, orfano di genitori morti probabilmabilmente in un gulag, viene mandato a Tugur all’estremo limite orientale della Siberia, per imparare i rudimenti della geodesia. L’esperienza è deludente e il ragazzo, lasciato a se stesso e spinto da una insopprimibile curiosità, incomincia ad seguire uno strano personaggio, forse un cacciatore o un cercatore d’oro e con lui si inoltra nella taiga siberiana. L’incontro tra i due non è facile, ma poi scoprono di avere qualcosa in comune: la loro condizione di orfani li avvicina.
 

Una sera, davanti al fuoco, Pavel Gartsev, l’uomo della taiga, racconta al ragazzo la sua storia. Ripercorre brevemente la sua giovinezza, la partecipazione alla guerra mondiale, l’adesione incondizionata al partito, la sua teoria sulla “violenza necessaria” per il bene della causa.
 

Durante il periodo della guerra fredda, in un clima di sospetto parossistico, Pavel era stato richiamato con molti altri e spedito nella Siberia orientale per esercitazioni militari in vista di un possibile conflitto nucleare.

Qui aveva ricevuto l’ordine di inseguire un fuggitivo. Si trattava di un individuo che era riuscito a scappare da un campo di detenzione e catturarlo vivo era di estrema importanza per scoraggiare altri ad imitarlo e per ribadire la forza dello Stato.
 

Incomincia qui il racconto dell’inseguimento che occupa gran parte del romanzo: da una parte il fuggiasco, che non riesce a guadagnare terreno, ma è astuto, ingegnoso e conosce il territorio; dall’altra la pattuglia inseguitrice, composta da cinque uomini, tra cui Pavel, ciascuno con il suo passato fatto di azioni eroiche e di crudeltà innominabili.

La taiga è sempre sullo sfondo, selvaggia ed implacabile. Quando i compagni, ad uno ad uno vengono feriti, Pavel continua l’inseguimento da solo….

 

Gli avvenimenti storici, che pure hanno un peso importante e determinano i comportamenti dei vari attori, vengono relegati sullo sfondo dallo scrittore; vere protagoniste del romanzo sono la natura selvaggia della taiga e la caccia che mettono a nudo la natura dei diversi personaggi.

“L’arcipelago della nuova vita” è quindi principalmente un romanzo in cui prevale l’avventura e che ricorda le atmosfere e i silenzi dei racconti di Jack London. Non lo definirei un "romanzo memorabile", ma comunque accativante e scritto in uno stile lineare e pulito.

 

 

Andrei Makine, “L’arcipelago della nuova vita”, La nave di Teseo, Milano 2017

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